Archivio Storico 2011-2017

x5

Quel mangione del re Tudor

12 Novembre 2014

A tavola con un indiscusso protagonista della storia

Dite la verità: vi ricordate del re Enrico VIII (1491-1547) per il fatto della decapitazione delle sue moglie e per il famoso quadro di Hans Holbein dove il sovrano è ritratto imponente, impellicciato e...grasso.

Nell'immagine di tutti, il re Tudor è il re della crapula e delle moglie decapitate. Certo, sarebbe anche il re che per sposarsi più e più volte ha anche decretato lo Scisma Anglicano, per cui la religione cristiana si divise in cattolica e protestante.

Insomma, una figura importante, in tutti i sensi.

E comunque era anche una buona forchetta, capirete era il sovrano, lui si poteva permettere di mangiare quel che gli pareva e quando gli pareva. Spesso anche più volte al giorno.

In quel periodo, il cibo consumato dalle persone facoltose era essenzialmente costituito da cacciagione. Le patate non erano ancora giunte sulle tavole della maggior parte della popolazione in quanto la loro coltivazione era cominciata da poco, anche se esploratori come sir Walter Raleigh le avevano portate in Britannia. Per addolcire si usava il miele in quanto lo zucchero di canna era poco disponibile. Comunque chi riusciva ad averne lo metteva in tutte le preparazioni, compresa la carne. I poveri non avevano mai zucchero o patate e raramente mangiavano carne. Si nutrivano conigli di quando in quando e pesce pescato da loro, ma per la maggior parte delle volte il loro pasto era costituito da pane e vegetali come cavolo cappuccio e rape.

E il nostro re?

Lui poteva fare quel che voleva e proprio come gli imperatori dell'antica Roma amava organizzare banchetti stupefacenti. Si ricordano, tra gli altri, tavole imbandite con fiori e piume che nascondevano gioielli e monili.

Sì, fu lui in un certo senso a creare la tavola apparecchiata. Infatti per le sue cene e le sue feste voleva che le tavole fossero imbandite non solo dal buon cibo, ma che fossero anche nutrimento per gli occhi. E allora via all'argenteria, ai fiori e ai cesti di frutta decorativi. Enrico VIII amava la carne di volatile e vitello, i fagiani e i tacchini arrosto lardellati.

Tutti i piatti venivano conditi con il lardo, il sego di montone, la cotenna di porco trita; raramente l’olio di oliva che nel rinascimento iniziò nuovamente ad esser adoperato dopo il forte declino medievale.

A noi  è arrivata una delle ricette preferite di Enrico VIII, il “Baron di bue”.

Preparare un trito di cotenne di maiale, cipolle, timo, rosmarino e alloro; metterlo in una teglia ed adagiarvi un pezzo di sella di vitello; salare e pepare.

Infornare per un quarto d’ora a temperatura elevata, avendo cura di dorare tutte le parti della carne.

Sgocciolare il grasso che si sarà formato, continuare la cottura a fuoco medio, rigirando e bagnando la carne di tanto in tanto con vino bianco e brodo caldo.

Quando la sella sarà cotta tagliarla a fette, e accompagnarla da verdure condite con il fondo di cottura passato al setaccio.

Un re davvero buongustaio, un re la cui figlia diede poi il nome a un cocktail bevuto ancora oggi, ma questa la raccontiamo un'altra volta!

 

primi sui motori con e-max.it
primi sui motori con e-max.it