Era bionda, bella, nata bene e sposata meglio. Nel Cinquecento dettava le mode del suo tempo, nel bene e nel male, quindi anche il suo menù di nozze ha destato scalpore ha introdotto un piatto che ancora oggi viene mangiato.
Stiamo parlando di Lucrezia Borgia e stavolta no, non parleremo della leggenda che la vuole avvelenatrice, ma di quello che mangiava e del piatto di cui è stata musa ispiratrice.
In realtà più che lei l'ispirazione venne dai suoi capelli, biondi, lunghi, leggermente mossi.
Nel 1502 Lucrezia arriva a Ferrara per sposarsi con Alfonso d'Este. Chiunque rimane incantato dalla sua bellezza e dai lunghi capelli chiari, il cui colore era aiutato, pare, con tinture formare da cenere di legno, paglia d'orzo e foglie di noce.
Ma a chi la vede non importa, rimangono tutti folgorati dal colore di quei capelli.
Tutti, compreso un cuoco bolognese, mastro Zefirano, che creò, si racconta, appositamente per lei una pasta ispirata a quei capelli: le tagliatelle.
O meglio, le bisnonne delle tagliatelle che conosciamo oggi, ma si tratta comunque di pasta lunga e stretta, di un bel colore giallo. L'idea ebbe così successo che durante il banchetto di nozze di Lucrezia e Alfonso viene servita proprio questa pasta al sugo di germano.
Cristoforo da Messisbugo, soprintendente delle cucine estensi, scrive anni dopo il trattato “Banchetti composizione di vivande e apparecchio generale”, pubblicato postumo nel 1549 un anno dopo la sua morte. Qui si trova la ricetta delle tagliatelle di Lucrezia:
“Preparare delle tagliatelle con uova e farina.
Fare un trito di cipolla, sedano, carota e rosolare bene
Aggiungervi pancetta, manzo e maiale macinati, da sfumare con vino bianco.
Una volta evaporato, sfumare ancora con vino rosso.
Infine, aggiungere del brodo, sale pepe e lasciar cuocere dolcemente per ottenere la giusta consistenza.
Condire con la salsa le tagliatelle cotte in abbondante acqua salata”.
Ma la bella Lucrezia cosa amava mangiare? In molti dicono che amasse il pavone farcito da anguille, la salama da sugo, i fagioli all'uccelletto e il luccio brodettato.
Una donna che, evidentemente, non aveva remore a mangiare e a gustare i piatti del territorio dove si trovava.
Certo, alcuni piatti oggi possono sembrare strani, come appunto il pavone ripieno di anguille, pare davvero il piatto più gradito dalla giovane Borgia, ma bisogna sempre ricordare l'epoca della quale scriviamo, durante la quale i cibi preparati erano a volte davvero diversi rispetto a quelli cui siamo abituati ora.
Ma non è detto che fossero cattivi, prove né è il fatto che questi piatti sono considerati “gourmet” dell'epoca.