L'estate un po' ballerina, anzi direi birichina con il suo alternare pioggia e sole ci sta imponendo una stagione un anomala fatta di golfini, ombrelli e costumi da bagno che si avvicendano indistintamente anche in una stessa giornata, così l'unico modo per sentirsi pienamente in estate è gustare tutti i meravigliosi frutti che la terra offre in questo periodo.
Anche perché, diciamocelo pure, per noi l'estate non è esattamente una stagione, ma piuttosto una rispolverata di ricordi ognuno legato ad un piatto: la parmigiana e mulignan (parmigiana di melanzane) di mammà, i peperoni in padella gustati nel cuzzetiello di pane, e puparulill (peperoncini fiume), la parmiggiana e cucuzziell (parmigiana di zucchine) e soprattutto lui pane e pummarola (il pane e pomodoro), piatto principe delle cene partenopee estive, quelle ricche di calore familiare, di sentimenti semplici e puri, carichi di amore e soprattutto di ricordi infantili che ti coccolano e ti confortano, chiudendo fuori il caos della vita quotidiana per godere di una serena cena che sazia l'appetito e appaga la mente e il cuore.
Il pane e pomodoro, merenda dei tempi andati, pur nella sua semplicità deve seguire una certa ritualità gestuale affinché abbia il sapore perfetto: il primo elemento necessario è il pane sriticcio (vecchio o raffermo), leggermente inumidito sotto l'acqua poi i pomodori, i migliori quelli del piennolo perché facili da schiattare (schiacciare) con le mani e mbruniscinare (strofinarsi furtivo) sul pane che deve assorbirne il succo, il sale e per ultimo un filo d'olio extravergine.
Sia chiaro, il vero pane e pomodoro deve essere con il pomodoro mbruscinato e non tagliato, perché solo mbruscinandoli i pomodori rilasciano il loro profumo, parola di nonna.