Archivio Storico 2011-2017

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Fries

19 Settembre 2014

La patatina si fa street food

Si chiama Fries, è sbarcato da poco in Italia e vende cartocci di patatine fritte. 

Ha aperto in estate a Ostia, con una location temporanea che ha riscosso grande successo. Anche Chef Rubio ne ha parlato, sconsigliandolo agli italiani, puntando il dito sulla non italianità dell’idea del prodotto. Che dire: bene o male purchè se ne parli, Fries e le sue patatine se ne sono beatamente fregati di Rubio e hanno anzi visto un’estate di successi e un autunno che è iniziato all’insegna dell’apertura di un punto vendita in Via Porta Cavalleggeri, a Roma, a pochi passi dal "cuppolone". 

L’inaugurazione del locale è avvenuta il 10 Settembre e per l’occasione è intervenuto anche lo chef Arcangelo Dandini, che ha ceduto un po’ della sua romanità per creare delle patatine d’autore con salsa cacio e pepe. A far da sfondo all’evento un clima tiepido se non fosse per la pioggia battente che ha ridotto tutti noi (giornalisti e blogger) a pulcini bagnati, visto che il locale non è concepito per ricevere avventori ma per dispensare patatine con la formula dello street food (in breve, scegli, paghi e te ne vai). Se è vero il detto – parafrasato e condito di malizia - “patatina bagnata, patatina fortunata” per Fries si prevedono grandi successi.

E in effetti se li merita, perché i numeri ci sono tutti. Buona distribuzione mediatica, presenza sui social e poi prezzi bassi e abbordabili (i cartocci di patate vanno dai 2,5 euro del cartoccio piccolo ai 5,5 euro per un cartoccio KING SIZE per la serie “sfonnamose altrimenti a magnà paratine fritte che ce semo venuti a fa’“). Poi la materia prima, di prima qualità (mi perdonerete la ripetizione) solo patate italiane, fritte in olio di arachidi made in Italy. Tutto è così rigorosamente made in Italy che le patate cambiano provenienza a seconda del periodo dell’anno: da giugno a settembre patate viterbesi, da ottobre a dicembre quelle di Avezzano e infine tra gennaio e maggio si gustano solo patate emiliane.

Detto ciò non si può non parlare delle salse che accompagnano i cartocci. Sono trenta: alcuni esempi? Curry, Samurai (salsa rosa dal gusto secco e piccante), Andalouse (salsa spagnola leggermente piccante) e Jammine (gusto dolce, speziato ma delicato), di queste trenta molte sono gluten free, come la Kebab (a base di yogurt) o la Guacamole (a base di avocado). In aggiunta anche cinque salse create appositamente per Fries da Alessandra Rotili, blogger e giornalista (trovate la mia intervista ad Alessandra a questo link: http://www.cavoloverde.it/articoli/personaggi/item/6437-la-cucina-vegana-di-ale.html ) tra cui Maionese, Rosè e Cheddar affumicato, tutte con la particolarità di essere rigorosamente vegane.

Il locale è di proprietà di Raffaella e Francesco Ghislandi, già noti per essere i proprietari del famoso ristorante “Pomodori Verdi Fritti” a Casal Palocco che quasi vent’anni fa nacque prendendo ispirazione dal film omonimo con Kathy Bates e Jessica Tandy. Oltre a loro, in questa avventura sono stati coinvolti Giovannino Glorio e Domenico Sciarria, il primo imprenditore, il secondo coltivatore di patate (per l’appunto). 

E ora non ci resta che augurare una lunga vita al primo Fries di Roma, all’insegna del mai troppo abusato motto: più patatine per tutti!

 

 

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