Tra i must dello street food partenopeo vi è il brodo di polpo, una sorta di tè napoletano.
Anticamente nel vecchio mercato portuale di Santa Lucia, lungo il litorale partenopeo, si era soliti incappare in fornelli ambulanti con grossi pentoloni dove sbuffava un forte brodo composto solo di acqua e pepe in cui sobbolliva un gigantesco polpo.
Il brodo bollente era consumato principalmente dai lavoratori portuali per riscaldarsi e qualche "ranfetella", piccolo tentacolo, era un gradito omaggio del venditore. Questa consuetudine si è poi diffusa in tutto il centro storico e si è mantenuta fino a qualche anno fa, quando le norme della comunità europea ne hanno vietato la vendita per motivi igienici.
Oggi infatti è possibile degustare questa specialità in tazza solo in qualche trattoria del centro storico, dove il brodo si prepara per necessità di cucina.
Il polpo, invece, si consuma in tutte le stagioni, tagliato a tocchetti condito con sale e limone e servito in fogli di carta oleata, d'obbligo l'utilizzo delle mani, il più raffinato finger food.
Per un polpo dal peso di 1 kg.
Mettere una capiente casseruola sul fuoco con acqua, sale e pepe, appena bolle prendere il polpo per la testa e calarlo per circa tre volte nell'acqua, serve per intenerire i tentacoli, lasciarlo poi cuocere per circa 45 minuti.
Trascorso il tempo verificarne la cottura con un forchettone, toglierlo dall'acqua lasciarlo intiepidire, tagliarlo in piccoli pezzi e condirlo con sale, olio, limone e prezzemolo fresco.