E’ qui che son state presentate, a me e a tanti altri appassionati e esperti del settore, tre grandi vini irpini DOCG: Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi, attraverso l’iniziativa Verticali e Parallele: esercizi di gusto promossa dalla Camera di Commercio di Avellino, dove si è potuto scoprire ogni singolo vino accostandolo a degli assaggi di grandi chef stellati italiani, un plus che permette di assaporarli e di gustarli nel migliore dei modi.
In tre dei giorni che hanno costituito Vinitaly si sono succeduti grandi chef delle tre diverse latitudini italiane che hanno interpretato a modo loro il vino che si trovavano davanti: il Nord rappresentato da Renzo Dal Farra (de la Locanda di San Lorenzo, provincia di Belluno), il Sud da Pino Cuttaia (de La Madia di Licata) e il Centro con Chef Francesco Apreda (de l’Imago dell’Hotel Hassler di Roma)
Mentre Dal Farra ha lavorato sull’accostamento tra il Taurasi e due piatti: il Sandwich di cervo e fior gras e la Terrina si anguilla e porro, Chef Cuttaia è stato chiamato ad interpretare il Greco di Tufo e l’ha fatto accostandolo a un Merluzzo affumicato alla pigna, condito alla pizzaiola e un Raviolo di calamaro, ripieno di tinniruma di cucuzza con salsa di acciughe.
Apreda, chef dell’evento a cui ho preso parte io, ha presentato invece un Fluido di pomodoro e mozzarella, ceviche di sgombro e verdurine al cedro in abbinamento a un Fiano di Avellino giovane, del 2013, un piatto estremo dai sapori morbidi e consumati, di struttura simile ma di sapore contrastante, forse anche per via delle differenti temperature che lo caratterizzavano che si accompagnava egregiamente con il giovane vino irpino.
Si seguito, un carpaccio di capesante e spigola marinato in shabu shabu con carciofi crudi, crema di miso, tartufo nero di Norcia, polvere di riso e tè verde, il tutto presentato in una foglia di shiso, un piatto accostato sempre a un Fiano di Avellino ma più datato, essendo del 2010, che potesse reggere il confronto con i molteplici sapori presenti, in un abbraccio tra Italia e Giappone, un arcobaleno di sapori e consistenze.
Ad entrambe i vini sono state occultate le etichette, segno che quel che si voleva comunicare non era tanto una cantina rispetto a un’altra quanto proprio la territorialità e la forza del vino irpino, di qualsiasi provenienza fosse.
Irpinia: interno montagnoso, difficile e un po’ selvaggio della Campania, a est di Napoli (a circa 50 km) dove la difficoltà dei collegamenti stradali ha quasi isolato e reso “speciale” e caratteristici questi luoghi ricchi di passato. E il vino ivi prodotto non è che uno degli esempi – e forse il migliore e il maggiore – dei successi di questo territorio, un vino ormai riconosciuto non solo a livello nazionale ma anche a livello internazionale che ha visto, nel successo riscontrato a Vinitaly, un ulteriore punto di affermazione del proprio essere.