La giovane età non spaventa chi ha tanta passione e la voglia di stupire e coccolare i propri ospiti.
Ivan Tondat, da settembre 2013 Executive Chef del Relais, Rocca Civalieri di Quattordio. http://www.ristorantecortedeicivalieri.it/ita/ristorante-cucina-piemontese.asp
La sua formazione lo porta nelle cucine di grandi cuochi famosi come Andrea Berton, Philipe Leveille, Andrea Gabin, Emanuele Scarello, Andrea Ribaldone, giusto per fare qualche nome.
Contaminazioni orientali, ingredienti eccellenti scelti da lui appositamente, per piatti tipici piemontesi che vengono rivisitati e influenze asiatiche e anche della sua terra: il tutto condensato in piatti che sembrano opere d’arte.
D) Da giovane Chef come vivi la cucina?
R) Vivo la cucina con gioia soprattutto. Gioia nel poter esprimere quello che ho dentro. Gioia nella responsabilità che sento tutti i giorni a dover insegnare un qualcosa alla mia equipe. Gioia nella speranza di vedere i clienti con un sorriso. Quindi “GIOIA” è una parola che identifica un po’ la strada che sto percorrendo, pur consapevole che questa gioia è data soprattutto dalla mia giovane età, ma anche dal mio carattere solare (strano a dirsi per un friulano, ma voglio ricordare che la mia mamma è partenopea).
D) Come vedi la figura dello chef: chiuso in cucina o talent-showman
R) Penso che uno chef muova i suoi primi passi facendo il “garzone” dentro ad una cucina, e di conseguenza penso che uno chef debba andare in pensione spegnendo i fuochi, la cappa e la luce della sua cucina. Tutto ciò che è fuori dalla propria cucina è pura pubblicità a se stessi, che al giorno d’oggi serve molto, e aggiungo purtroppo. Io preferisco uscire dalla cucina per potermi confrontare con i miei clienti, che ritengo siano i miei principali critici gastronomici. Con questo non voglio dire che se dovessero propormi nella vita di apparire come “talent- showman non lo accetterei, ma sicuramente non sarà mai la mia aspirazione. La mia aspirazione è quella di essere uno chef di cucina che esce con il grembiule sporco e le scottature sulle dita.
D) Qual è l'ingrediente a cui sei più legato?
R) Sono legato principalmente al pomodoro. Prima che per il suo sapore per il mio ricordo d’infanzia. Mio padre che li coltivava nell’orto di casa mi ha trasmesso questa passione per il pomodoro. Che poi mia madre trasformava in ottime conserve da consumare nell’arco dell’anno. Ricordo ancora la montagna di pomodori che avevamo, e pensare che la metà finivano ai parenti e agli amici.
D) Come deve essere uno chef al giorno d'oggi?
R) Per il mio punto di vista uno chef deve essere un buon amico, un buon insegnante, un buon padre, un buon marito, un buon uomo, un buon imprenditore, un buon ascoltatore, un buon osservatore. In questi aggettivi penso di aver reso bene l’ idea. Non siamo extraterrestri ma persone normalissime, che forse dedicano molto tempo alla loro passione…