'Daniele, prepara vino e gnocca in quantità!'. Risposta: 'Di Sangiovese ce n'è quanto ne vuoi... Mia moglie la saluti da lontano'. Questo il breve scambio di battute via web che, poche settimane fa, ha preceduto la mia visita a Saludecio, sulle colline riminesi, nel covo di Daniele Marziali. Che dire... La mia fama, sic et simpliciter, mi precede.
Non starò, in questo articolo, a tessere le lodi di Marziali: uomo, anarchico, fornaio, pagano e credente devoto a San Giovese. Attorno a lui si sono condensate le attenzioni di radio, televisioni, importanti giornali e riviste, di settore e non. Alcune volte, parlando di lui, hanno detto il giusto; altre, decisamente no. Mi è capitato di leggere un articolo nel quale il suo volto veniva definito 'fiabesco'. Poche balle, non è vero: Daniele Marziali ha una faccia da smanato in purezza che fa paura. È il degno compare di un altro SoVvErSiVo DeL GuStO, maestro in cucina e caotico poeta della vita: l'inarrivabile chef (eh già, perché raggiungere il suo locale è quasi un'impresa) Adriano Liloni, della trattoria 'Pegaso' di Gavardo, nel Bresciano.
'Un piccolo laboratorio, un fornaio anarchico, due mani e tanto amore dentro...': così Marziali definisce se stesso e il suo mondo. Vero, eccome. L'ho conosciuto a Vinitaly 2011, lo smanato, nel corso della sua famosa 'Degustazione enorotica a dita ciucciate', mentre spalmava – circondato da una folla tripudiante – sul decoltè di Laura Rangoni la celeberrima 'Gnocchella', una goduriosa crema di cacao e nocciole al Sangiovese. Porca boia at fata roba!
Il 'Piccolo Forno' di Marziali me lo prospettavo, visivamente, come incasinato e ingestibile; ho, invece, constatato che Daniele non è un fornaio anarchico, ma un anarchico che svolge il mestiere di fornaio, come tradizione famigliare vuole, come gli ha insegnato il suo babbo. Tutto è fatto con passione e con furibonda precisione: durante il lavoro, Marziali si muove così velocemente da rischiare di travolgere – quasi con noncuranza – chiunque si trovi sul suo cammino. Il forno è davvero piccolo, e fa davvero caldo. Però, con qualche bicchiere di Sangiovese selvatico e qualche biscotto del forno, il poco spazio e il molto caldo passano in secondo piano. Le 'Lune piene', con mandorle, nocciole e zenzero. I frollini di farro con arance e noci. I tronchetti di miele e pinoli. Si fa presto, così, noialtri, a entrare in sintonia, a essere sulla stessa forma d'onda. Se, poi, si continua con del buon Ciauscolo (tipico salame delle Marche) unito al delizioso formaggio di capra di Patrizia Vanelli, ci si spatacca dall'integrazione! Niente pane, ma preziose intrusioni di grissini al miele e tronchetti al Sangiovese, per un aperitivo da veri sboroni.
Se, cari lettori, siete giunti fino a questo punto dell'articolo, significa che non avevate nient'altro di meglio da fare. E se non conoscete il significato di alcune delle espressioni che ho usato, peggio per voi. Spendete una montagna di tempo e di denaro per far finta di apprendere le lingue barbare (l'inglese, in primis), che potreste utilizzare un po' delle vostre risorse per imparare il dialetto dei colli riminesi e per godere dei piaceri enogastronomici offerti da questa fortunata terra. Ne trarreste certamente un maggior beneficio.
Ora termino qui l'articolo, perché mi sono già stancato di scrivere. A buon intenditor, poche parole.
Av salot!
x5
Daniele Marziali, la dinamite anarchica che fa brillare la Romagna
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