L’ho conosciuta attraverso i racconti della gente, quando, indecisa sulla scelta di una gelateria, sono stata consigliata. Un piccolo locale che a prima vista mi ha ricordato la classica gelateria di paese, dove chi entra è ormai cliente abituale, e dove l’ascolto del ritmico ciao amichevole, è costante e piacevole.
La prima volta che mi recai da loro, oltre a chiedere una coppetta di gelato, inclusi la richiesta di quattro chiacchiere con la signora che mi stava servendo, Anna, la titolare. Un volto dallo sguardo dolce, che mi piacque da subito.
Accettò la richiesta di buon grado, e appena la clientela glielo permise si sedette ad un tavolino accanto a me. Come d’abitudine faccio, mi presentai raccontando un po’ della mia vita e della mia ricerca, perché la conoscenza è uno scambio, ed è giusto che avvenga equamente.
Anna, nata nella provincia di Taranto, era cresciuta in una famiglia che viveva del lavoro della terra e dalla vendita dei suoi prodotti. Quando l’attività non fu più sufficiente al sostentamento della famiglia si rese necessario il trasferimento al nord. Una volta cresciuta si tuffò nel suo primo progetto, “una latteria”, che però da lì a breve dovette lasciare per gli impegni familiari che una volta sposata ebbero il sopravvento. Come si suol dire basta un attimo, e tutto cambiò. La morte improvvisa del marito la lasciò sola a quarantatré anni con tre bambini a cui badare. Doveva ricominciare…
Mentre parlava vedevo in lei quella forza e quell’ostinata risoluzione che le donne sanno far emergere nei momenti più duri. Dopo essersi adattata a vari impieghi, quando ormai i ragazzi erano cresciuti, le si presentò la possibilità di acquisire una gelateria. A cinquantun anni con l’appoggio di suo figlio Luca, allora ventenne, si ributtò nell’impresa che si sarebbe rivelata un successo.
Quando vide il locale, la prima volta, fu colpita da un dipinto sul muro raffigurante una donna. Era lei, La Supreme, e da lei aveva origine il nome del locale. La nuova avventura iniziò. Anna mi raccontò le difficoltà dei primi anni; si lavorava per coprire le spese. Furono costretti ad ampliare il locale sacrificando la bella vista affrescata della Supreme. L’attività della gelateria non era sufficiente, e per rimediare fu deciso di creare un angolo bar. Nel frattempo anche Paolo, l’altro figlio, si stava cimentando nell’attività con interesse e curiosità quasi maniacale, tanto da portarlo una volta fino a Padova in motorino, per incontrare un professionista del gelato di cui aveva sentito parlare. Voleva dei consigli per ottenere la combinazione ottimale di ingredienti per un fiordilatte perfetto.
Sia Paolo che Luca inizialmente avevano indirizzato i loro studi verso strade ben diverse. Col tempo questo sogno familiare li ha indotti a lasciare le loro attività precedenti per dedicarsi interamente al gelato e alla pasticceria. Paolo, una volta divenuto sommelier, si adoperò per unire le sue due passioni. Si iscrisse nel 2010 al campionato Italiano per il gelato, proponendo un gusto al Franciacorta. Arrivò secondo su quaranta partecipanti per la Lombardia.
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Una storia di gelato chiamata “La Supreme”
Una donna sinuosa affrescata su una parete di una gelateria della Brianza
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