Ilaria Caprioglio, avvocato e scrittrice, è stata la finalista italiana a Los Angeles del concorso internazionale “Super Model of the World” e ha lavorato come modella a Milano, New York, Monaco e Parigi. Autrice dei romanzi “Milano-Collezioni andata e ritorno” (Liberodiscrivere ed. 2008) nel quale narra la sua esperienza nel mondo della moda, dell'anoressia e della bulimia e “Gomitoli srotolati” (Liberodiscrivere ed. 2010), ha pubblicato con la dottoressa S. Acquaro il manuale sulla corretta alimentazione di bambini e adolescenti “Mi nutro di vita” (Liberodiscrivere ed. 2011). E' Vice-Presidente dell'associazione “Mi nutro di vita”, impegnata nella lotta ai disturbi del comportamento alimentare e promotrice del Disegno di legge per istituire la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla (http://www.petizionepubblica.it/?pi=DCA). E' ideatrice del Progetto di educazione alimentare, presente in alcune scuole italiane e straniere, -In lotta con il cibo- in collaborazione con psicoterapeuti e dietisti e del Progetto di scrittura autobiografica -Mi nutro di parole- rivolto a coloro che soffrono di DCA. E' tra le referenti del Gruppo Hipepeo di automutuoaiuto dell'associazione A.M.A.Li. E' docente a seminari e convegni medici su pressione mediatica, modelli corporei e disturbi del comportamento alimentare. Collabora con riviste culturali e giuridiche. E' relatrice nell'ambito della Festa dell'Inquietudine di Finale Ligure e del Festival dell'Eccellenza al Femminile di Genova. Ospite di programmi radiofonici e televisivi (fra i quali: “L'uomo della notte” RAI Radio1 di Maurizio Costanzo, TG2 “Storie” RAI, “Storia proibita degli anni 80” SKY - History Channel). E' sposata e madre di tre figli.
-Perché per te è così importante questo progetto?
Il Progetto di educazione alimentare -In lotta con il cibo- che porto da diversi anni nelle scuole, italiane e straniere, della Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Abruzzo, Toscana, Veneto, Emilia Romagna e Slovenia, è importante al fine di informare su una malattia che rappresenta la prima causa di mortalità, dopo gli incidenti stradali, fra le giovani. E' fondamentale che a parlarne non siano solo le figure professionali di riferimento, quali psicologi, psichiatri, dietologi, dietisti ma anche persone che, avendo vissuto in prima persona l'anoressia e la bulimia, sappiano creare una forte empatia con chi sta vivendo questo disagio offrendo, inoltre, una testimonianza concreta di come dai DCA si possa guarire.
-Quali sono i primi segni di allarme che un genitori deve riconoscere?
Sicuramente l'attenzione costante dei figli al proprio corpo, l'eccessiva preoccupazione per le calorie che apportano gli alimenti che consumano, l'aumento smodato dell'attività fisica, l'isolamento dalla vita di relazione, sia dentro che fuori la famiglia, l'amenorrea per le ragazze. Il repentino dimagrimento può costituire un campanello d'allarme anche se, nel caso della bulimia senza condotte compensative quali possono essere l'assunzione di lassativi o il vomito autoindotto, si può assistere ad un aumento di peso.
-Al mondo d'oggi quale è la percentuale delle persone fortunate che riescono ad uscirne?
Non mi piace parlare di percentuali in quanto la freddezza dei numeri si scontra sempre con la particolarità del singolo caso umani. La bassa percentuale di mortalità di questa malattia offende e addolora ulteriormente i familiari delle vittime dei DCA e, inoltre, anche una sola ragazza aiutata a sconfiggere l'anoressia o la bulimia rappresenta un enorme successo.
-Che consiglio veloce ti senti di dare?
Noi genitori dovremmo imparare ad ascoltare maggiormente i nostri figli per comprendere i loro disagi e i loro bisogni offrendo, con la coerenza delle nostre condotte, validi modelli di riferimento, alternativi a quelli veicolati dai media. Dovremmo, inoltre, avere il coraggio di chiedere immediatamente aiuto a un medico in presenza di quei primi campanelli d'allarme, di cui si parlava poc'anzi, senza rimuovere il problema per paura o indifferenza. E' fondamentale, infine, cercare supporto in coloro che, avendo già vissuto il problema, sanno rendere il sapere dell'esperienza prezioso mettendolo al servizio di chi soffre, al fine di farlo sentire meno solo nell'affrontare la malattia.
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