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Merla, raclette e lambrusco

17 Febbraio 2012
Una ricetta per sconfiggere il freddo
Da sempre, 29, 30 e 31 gennaio, ovvero 'i giorni della merla', sono i più freddi dell'inverno. Ma anche i più affascinanti, in quanto avvolti, oltre che dal gelo, anche dalla leggenda.
Cerchiamo di ripescare il significato del loro nome.
C'era una volta il mese di Gennaio, gelido e a volte cinico.
E c'era una volta una merla, spesso sua vittima prediletta.
Il maligno aspettava che la poveretta sporgesse la testolina fuori dal nido alla ricerca di cibo per ricoprirla di neve e ghiaccio ed impedirle di trovare nutrimento.
L'uccellino, un anno, a dicembre – per non essere colto impreparato - fece scorta per tutto il mese di Gennaio, che all'epoca contava 28 giorni.
Il 28 del mese, tutto baldanzoso, uscì dal nido convinto di aver 'fregato' il suo malefico aguzzino, senza lontanamente immaginare cosa lo attendesse.
Gennaio, sentitosi oltraggiato dal tentativo di raggiro, chiese in prestito a Febbraio 3 giorni, durante i quali scatenò le più feroci intemperie che costrinsero la merla a cercare riparo in un comignolo, dove si trattenne per tutto il mese. Uscì che le sue penne erano nere per la fuliggine.
Da allora, i merli sono neri. E quei giorni di fine gennaio, solitamente sempre molto rigidi, in suo onore vennero chiamati i giorni della merla.
Che fare per fronteggiarli, oltre a cercare riparo come la nostra bestiola?
Grazie a un'amico francese recuperiamo un fornello magico, attorno al quale riunirci per assorbirne calore e gioia, creando un piatto divertente, calorico e nutriente, come la raclette.
Raclette è prima di tutto un formaggio di origini antichissime, proveniente dalle montagne di Vallese, Savoia e Bretagna, il cui nome deriva da racler, ovvero raschiare.
A pasta semidura, di latte vaccino, con la crosta di colore beige/marrone e il cuore giallo, morbido, liscio e di sapore inizialmente delicato e dolce.
Ma può essere stagionato, affumicato oppure aromatizzato.
E' facile da sciogliere e per tale ragione viene spesso impiegato nella preparazione di diverse pietanze, tra cui la raclette.
La fatidica macchina che ci consentirà di realizzare la cena è formata da un corpo centrale, collegabile a una presa di corrente, che nella parte superiore ha una lastra di pietra lavica, su cui vanno posizionati cibi da mantenere caldi e nella parte inferiore lo spazio per collocarvi delle piccole spatole concave, che conterranno le fette di formaggio da far fondere grazie all'ausilio di una resistenza.
Gli ingredienti e la preparazione sono molto semplici: pane, formaggi a fette (di quelli sopra descritti), verdure, patate cotte in acqua salata non sbucciate, salumi affettati, sottoli/sottaceti a volontà.
Le fette di formaggio vengono messe a scaldare nelle spatoline e – quando iniziano a sciogliersi – 'raschiate' sulle patate affettate e ulteriormente farcite a piacere.
Pare che l' origine del piatto sia da ricondurre al costume dei pastori transumanti di portare con sé forme di formaggio da mettere la sera accanto al fuoco per prelevarne la parte fusa da far colare su fette di pane.
Altra curiosità: nel Vallese si userebbe accompagnare la raclette con tè, bevande calde o vino bianco sulla base della convinzione che bere acqua ne ostacolerebbe la digestione... E come dare torto ai Vallesi?
Noi, per supportare un gemellaggio Francia-Svizzera/Italia e per aumentare l'atmosfera grazie anche alla suggestione del nome, abbiamo stappato L'eclisse della Cantina Paltrinieri.
Lambrusco di Sorbara doc in purezza, con grappolo spargolo e spesso acinellato il che – oltre a rendere ardua la coltivazione – conferisce al vino spiccata acidità e aroma floreale, tipicamente di viola, che si ritrovano inconfondibilmente nel bicchiere. Unitamente a sapidità, raffinata effervescenza, profumi di frutti di bosco e di fiori.
Caratteristiche che ne permettono l'abbinamento con i piatti tipici della cucina emiliana senza però escluderne altri, tra i quali la raclette, che con i suoi tratti di grassezza, tendenza dolce e una certa struttura, si sposa perfettamente con il fine e spumoso succo rosato.
Pure il Carducci ne sarebbe rimasto colpito...e 'per glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, - si fermò - a Modena a lungo a meditare la sapienza... '
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