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San Daniele in tour

17 Novembre 2011
il prosciutto crudo che tutti ci invidiano
Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla montagna.
Se qualcuno non va a San Daniele, perché non ci può andare, perchè non ha tempo, perchè vive lontano..., è San Daniele in persona che va da tutti.
Ebbene sì, questa è l'ultima geniale trovata del Consorzio di Tutela del San Daniele, IL prosciutto crudo che tutti conosciamo, IL prosciutto crudo che tutti ci invidiano: per festeggiare i cinquant'anni di attività – nonché i centocinquanta dell'unità nazionale, che quest'anno hanno davvero smosso le montagne, con o senza Maometto, il Consorzio si è inventato un tour di avvicinamento.
Un tour nelle città italiane, per far conoscere il prodotto 'porta a porta', consentendo a ciascuno di noi di assaporarlo stando comodamente nella propria città. Evidentemente non è la stessa cosa, ma sempre meglio di niente.
E per esaltare appieno le caratteristiche di questo pregiato salume, lo ha proposto in abbinamento con tre tipi di pane, appartenenti alla regione della singola tappa, e con due vini, altrettanto locali.
Nel caso della 'fermata' veronese, i compari prescelti erano il tramezzino veneziano, la ciabatta del polesine, il risino.
Nonché Soave e Lugana, pregiate DOC della nostra terra.
Il messaggio che il Consorzio ha voluto comunicare ai fortunati presenti è la salvaguardia della qualità, che presiede l'intero processo produttivo.
Tre sono le condizioni che un prosciutto deve onorare per poter affermare di essere San Daniele: le cosce devono provenire da maiali allevati in dieci specifiche regioni del Centro-Nord Italia. Devono raggiungere in tempi rapidi la cittadina collinare friulana per poter essere lavorate riproducendo il ritmo naturale delle stagioni, grazie all'utilizzo del sale marino e senza additivi chimici o conservanti. La stagionatura, infine, deve avvenire a San Daniele. Minimo tredici mesi.
Perché solo li c'è l'aria buona, l'aria adatta, il microclima perfetto affinché si realizzi la magia. I venti scendono dalle Alpi ed incontrano quelli provenienti dall'Adriatico, creando un vortice formato dalla miscela di sentori di resina e odori salmastri, in una situazione di clima ed umidità ideale.
E, quindi, perché cercare di riprodurlo altrove?
Giunto, quindi, grazie al tour, sulla mensa veronese, ci viene somministrato accompagnato da preziosi consigli sulle modalità di approccio.
La prima fetta va presa rigorosamente con le mani, per sentirne la consistenza. Va osservata, portata al naso per coglierne i profumi ed, infine, assaggiata da sola, tutta (sacrilego togliere il grasso, anche perché, per la massima parte, è grasso 'buono').
Tutti i sensi sono coinvolti nella degustazione.
Poi si passa al pane, perché ogni singolo tipo di pane è in grado di esaltarne delle singole sensazioni. Così come il vino. Avendo a disposizione sapidità, tanta sapidità, tendenza dolce, succulenza indotta, grassezza, ciò che si va a ricercare nel vino è il potere sgrassante dell'acidità, e di una certa alcolicità, caratteristiche che - da sole - bastano a detergere la cavità orale.
Le bollicine, forse, sarebbero troppo invadenti. Così come l'eccessiva aromaticità. Il vino prescelto deve esaltarne il sapore, non coprirlo, sarebbe un peccato.
Come è un peccato perdere questa opportunità: credo il tour sia ancora in corso, approfittatene!
È un modo originale per far arrivare a casa propria un po' di quella preziosa e magica 'aria' friulana.
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