La seada nasce, essendo un dolce a base di formaggio, nelle zone in cui per tradizione si pratica la pastorizia: in Gallura, in Ogliastra, in Barbagia ecc..
In origine, le seadas non erano considerate dolci, ma venivano spesso usate per sostituire un secondo. I nomi usati per questo dolce sono seadas, sebadas, seadas e savadas, in base alla zona.
La ricetta che trascrivo è quella che da sempre usano le mie prozie barbaricine.
Gli ingredienti per prepararle sono piuttosto semplici:
500 gr. di semola
100 gr. di strutto
150 cc (circa) di acqua
1 pizzico di sale
500 gr. di pecorino fresco
1 cucchiaio di semola
Scorza di un limone grattugiato
Per la pasta è necessario preparare una sfoglia con strutto, acqua e sale che risulti un po' dura e, intanto che si fa riposare avvolta nella pellicola o in un panno umido, bisogna tagliare il formaggio fresco (che avrete lasciato inacidire fuori dal frigo per qualche
giorno) a cubetti, metterlo in una padella antiaderente con un cucchiaio di semola e la scorza di limone e fonderlo a fuoco lento.
Quando il formaggio è fuso e si è intiepidito, è possibile compattarlo e formare dei dischi di circa 10 cm (o più, a piacere). Dopo aver disposto tutti i dischi di formaggio su un vassoio, si appoggiano uno alla volta su uno strato sottile di pasta, che potrete stendere col matterello o con la sfogliatrice, si ricopre con un altro strato di sfoglia, si chiudono i bordi premendo molto bene e si taglia, con la rotella dentata, la pasta residua lasciandola sbordare leggermente.
Si friggono per pochi minuti in olio ben caldo facendo attenzione a non bucarle e si condiscono tradizionalmente con il miele, di cui la Sardegna è prodiga, o, in alternativa, con zucchero e succo di limone.
Come dicevo all'inizio, la seada veniva utilizzata come secondo piatto e pertanto si può mangiare anche condita con sugo di pomodoro e una spolverata di pecorino grattugiato.
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