Circolano diverse leggende sulla Valganna, leggende che risalgono al Medioevo ma anche a periodi molto più lontani. Parlano di cavalieri che furono mutati in tigli, di draghi la cui ombra si staglia ancora lungo i monti al calar del sole, di martiri cristiani che persero la vita aggrediti dai predoni, di mostri lacustri; qualcuna però parla anche del piccolo popolo che probabilmente abita segretamente ancora questo territorio rimasto aspro e selvaggio nonostante si sia aperto da tempo alla cosiddetta civiltà.
Appena usciti da Varese, la civitas appunto, che oggi si può addirittura tagliare a piè pari grazie a quella che viene chiamata 'tangenzialina', si fa presto ad avvistare il bellissimo complesso liberty giallo paglierino della birreria Poretti (siamo a circa 500 metri sul livello del mare, nell'attuale territorio di Induno Olona): questa è la porta della Valganna. Da qui, non appena si esce dalla galleria che conduce alle famose grotte, se la primavera è incipiente, si avverte un odore pregno di erba cipollina che si stempera a tratti con quello di altre essenze locali, fiori ed erbe medicamentose. L'aria è irreale, frizzante, e tale rimane per tutto l'anno, anche se la stagione altrove è torrida. Entrando in Valganna pare davvero di varcare un mondo a sé, un antro magico e misterioso, avvolto dalle ombre degli alti monti che le fanno scudo: a destra, con la sua altissima croce in vetta, il Poncione di Ganna; e poi, in senso antiorario, il Piambello, con i suoi 1129 metri e la preziosa Boarezzo dalla vista mozzafiato, il borgo degli artisti; quindi il Mondonico, che domina la Badia di Ganna, gioiello del XI secolo, perfettamente conservata; la Chiusarella e la Martica a sinistra, il Monarco a chiudere la valle, visibile da Biumo. Dietro il Mondonico si apre una biforcazione: da una parte la Valmarchirolo, che porta al Ceresio, e dall'altra la Valtravaglia, attraverso la quale si giunge al Lago Maggiore.
La Valganna è tutta una foresta, impreziosita qui e là dai piccoli laghi glaciali di Ghirla e di Ganna, quest'ultimo riserva naturale per via di alcune specie conservatesi dall'era glaciale. In questa fitta zona boschiva sospesa nel tempo la civiltà non è riuscita ad addomesticare sino in fondo abitanti e spazi dei piccoli borghi arroccati sulle pendici dei monti, ed è la cucina, come spesso succede, a testimoniarlo: fra le pietanze tipiche ce ne sono parecchie, infatti, che parlano di bosco, come le numerose portate a base di funghi o di cacciagione. Merita però di essere ricordato anche quel famoso risotto con i deliziosi mirtilli blu, piccoli e succosi, che crescono spontanei in lieve altura – io li ho trovati ancora ad inizio agosto sulle pendici della Martica; un risotto che non manca mai alle sagre locali, nei ristoranti o negli agriturismi della zona, fra cui i rinomati 'Tre risotti' ed i 'Mirti'. Certo, oggi ci sono diverse aziende locali che coltivano in genere il tipo nero gigante, molto succoso. Ma i mirtilli spontanei conservano un nonsochè di magico; sono aspri, e, al tempo stesso, dolcissimi.
Non occorre essere dei grandi esperti per preparare un buon risotto con i mirtilli, a patto che gli ingredienti siano di ottima qualità. Un soffritto di cipolla bionda sfrigolata nel burro, due pugni di riso per persona – ma che sia riso a chicco piccolo, quello per le minestre, un riso da gnomi insomma –, quindi si sfuma con un bicchiere di aromatica birra rossa, naturalmente Poretti. Si bagna con brodo di pollo e si porta a cottura, lasciando molto all'onda. Alla mantecatura si incorporano due manciate di mirtilli, una noce generosa di burro, poco grana (ma si può anche tralasciare) e un caprino di media pezzatura (80-100 g). Avendo il blu di capra, un erborinato molto pregiato che ci si farebbe prestare dalla vicina Valcuvia, si farebbe tombola. Si incoperchia, si lascia riposare tranquillo per tre minuti, e i mirtilli si disferanno leggermente, donando il bel colore violaceo al riso.
Alla Valganna da diversi anni è dedicato un bellissimo portale, www.valganna.info, nato nel 2004 da una idea di Paolo Ricciardi, che intendeva celebrare in questo modo la ricorrenza del cinquantesimo anno della chiusura della linea tranviaria Varese/Ghirla. Il portale negli anni si è arricchito di un forum, di filmati e cartoline d'epoca, di racconti e leggende, di questioni di attualità. Da visitare per andare alla scoperta di un territorio magico e tuttora per buona parte incontaminato.
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