Scapece è un nome alquanto buffo, per questo spesso è stato usato come cognome di molti personaggi della letteratura teatrale partenopea.
In realtà esso è un gustoso modo di marinare nell'aceto le verdure fritte.
La storia riconduce l'origine etimologica di questo nome al più famoso 'chef' dell'antichità: Marco Gavio Apicio, il quale scrisse il primo grande manuale di cucina, 'De re coquinaria'.
Questo ricettario però non ci è mai pervenuto, quello che possediamo oggi è una raccolta di sue ricette, trascritte circa 300 anni dopo da un altro cuoco romano. Grazie a questo documento si è scoperto che Apicio è stato il primo ad unire, nei suoi piatti, il dolce ed il salato ed ha creato diversi condimenti ancora oggi in uso nella nostra cucina.
Uno di questi è sicuramente la 'Scapece' (da ex Apicio) che nella cucina partenopea, unita alle zucchine, è diventato un piatto principe dell'estate ed un must della cucina napoletana, i cosiddetti 'cocozzielli a scapece'.
Le zucchine sono anch'esse un dono della scoperta dell'America e rappresentano un importante ortaggio per la nota dieta mediterranea, grazie alla ricchezza d'acqua e minerali che contengono.
In Campania si coltiva il 'cocozziello di napoli' che è leggermente più ricco d'acqua rispetto ad altri biotipi, è largamente usato in cucina per svariati piatti come la pasta e zucchine o la frittata, ma come si dice a Napoli, per le zucchine la scapece è la morte loro e noi le ammazziamo volentieri.
Per realizzare le zucchine alla scapece occorrono le zucchine che vanno lavate, spuntate e tagliate a rondelle, poi fritte nell'olio caldo, scolate e condite con sale, aglio, olio, aceto e foglioline di menta fresca, vanno lasciate a marinare qualche ora e poi consumate.
Se si prepara un consistente quantitativo, si conservano bene in frigo per qualche giorno.
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