Archivio Storico 2011-2017

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San Giovanni e la notte delle streghe

24 Giugno 2011
Noci ed erbe protagonisti della notte più magica dell'anno
Tutte le streghe intorno al noce di Benevento

Anche chi non ha alcuna competenza sulle 'cose' delle streghe, sa che le donne di Satana avevano l'abitudine di ritrovarsi intorno al famosissimo noce di Benevento. Qui si celebrava il sabba più importante a cui partecipavano streghe, diavoli e maghi giunti da ogni dove. Nel suo trattato Della superstiziosa Noce di Benevento Piero Piperno nel 1640 dava una sua interpretazione per così dire storico-sociologica delle motivazioni che erano alla base della riunione intorno all'albero pugliese, però non si soffermava sul ruolo magico della noce che veniva molto usata in cucina, e per alcune preparazioni medicinali o per confezionare liquori.
Le noci, come del resto tutta la frutta secca, costituivano per i più poveri una notevole riserva di calorie facile da conservare, inoltre il loro prezzo era relativamente basso in quanto spesso erano di produzione locale, in quanto era largamente coltivata sia nei noerii, piantagioni apposite, sia nei giardini o al limitare dei campi. Erano considerati cibi di magro, quindi potevano essere liberamente consumati in tempi di quaresima. Ma soprattutto le noci erano molto usate per produrre olio, di qualità superiore a quello di qualsiasi altro seme, se si fa eccezione per l'olio di oliva. Questo olio aveva moltissimi usi, che andavano dall'alimentazione alla farmacopea, alla lavorazione della lana alla illuminazione. Le noci venivano schiacciate con un torcularium, un piccolo torchio casalingo, e l'olio veniva conservato in orci.

Il Nocino delle streghe

Nella notte di San Giovanni le streghe che si ritrovavano a ballare attorno al Noce di Benevento prendevano ognuna una trentina di noci ancora nel mallo. Una volta tornate a casa, esse incidevano il mallo e lo mettevano a macerare per 40 giorni in alcool puro (o acquavite), lasciando le bottiglie al sole tutto il giorno e scuotendole ripetutamente. Trascorso il periodo dell'infusione, il liquido veniva filtrato e tagliato con una parte d'acqua e zucchero.

Salsa di noci per arrosti

Si prendevano due belle manciate di gherigli di noce e si pestavano finemente nel mortaio per ridurli in poltiglia. Si univano alcuni spicchi d'aglio e un poco di formaggio piccante grattugiato. Questo pesto veniva poi diluito in mollica di pane imbevuta di latte. Veniva usato per insaporire arrosti e piatti di bollito.

San Giovanni e la notte delle streghe

Nella notte tra il 23 e il 24 giugno, le streghe raccoglierebbero alcune erbe e bacche per realizzare i loro preparati magici. La notte è di quelle magiche, e ancora oggi evoca tradizioni solstiziali la cui origine si perde nei millenni: tuttora in molte località, nella magica notte di san Giovani c'è l'abitudine di festeggiare e ballare intorno ad un grande falò. Inoltre, in alcune zone contadine è ancora viva la tradizione che consiglia la raccolta delle erbe magiche proprio in quell'occasione, poiché i vegetali esprimerebbero il massimo delle loro potenzialità. Esistono anche l'erba di San Giovanni, e le bacche di san Giovanni...


Salsa di Bacche di San Giovanni

Le bacche di San Giovanni sono conosciute anche come ribes, e venivano utilizzate per la preparazione di salse agre con cui condire cacciagione e arrosti.
Si prendeva il ribes e lo si riduceva in poltiglia con il pestello, poi lo si faceva passare per un setaccio per raccogliere il liquido che veniva mischiato con un cucchiaino di sapa e addensato con mollica di pane sminuzzata.

Amaro di Iperico (Erba di San Giovanni) e altre erbe del Santo

L'iperico veniva chiamato anche fuga demonum, poiché si pensava che, appeso a mazzi alle porte e alle finestre, tenesse lontani gli spiriti malvagi. Spesso veniva associato ad altre erbe, che si credeva fossero sotto la protezione del Santo, e che venivano miscelate a formare un amaro digestivo che, si pensava, allontanasse le malattie della pancia.
Si prendevano iperico, scilla, ruta, erba paride, verbena e rosmarino e si lasciavano macerare in acquavite per 40 giorni, poi si filtravano e si addolciva il liquore con un po' di zucchero, dopo averlo tagliato di un terzo con acqua.
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