Questo dolce delicato arriva dall'Australia, più precisamente da Perth e risale al 1935 quando il pasticcere Berth Sachse venne ispirato da una ballerina che con le sue scarpine da ballo scivolava fragile e leggera sul suo palco.
Sembrava una nuvola bianca, scivolava leggiadra come mai nessuno aveva visto.
Lei, Anna Pavlova riusciva a dar al suo pubblico quell' impressione lasciandolo estasiato e a bocca aperta.
Non parlava nessuno mentre lei interpretava il ruolo del Cigno Bianco, ondeggiava, cadeva al suolo e fingeva una tale sofferenza che pareva reale.
Ogni volta il pubblico rimaneva incantato da quella ballerina e alla fine di ogni sua rappresentazione si alzava ad applaudire per lunghissimi minuti.
Il pasticcere Berth, quando la vide rimase senza fiato, quella piccola e graziosa donna aveva aperto i suoi occhi e il suo cuore, ma allo stesso tempo era triste perché sapeva che un povero pasticcere come lui non avrebbe mai potuto conoscere una donna come lei.
Anna Pavlova risiedeva nell'hotel in cui Berth lavorava, lui la guardava, perdutamente innamorato di quella figura magica e l'unico modo che aveva per entrare in contatto con lei era quello di prepararle torte, pasticcini e cioccolatini.
Anna Pavlova amava vestirsi di bianco, agghindata con scialli ricchi di perle e ciondoli ed era tremendamente golosa e vitale, le piaceva tanto parlare e ridere. Amava la vita e quello che aveva.
Così, mentre lei si esercitava nella danza lui passava le ore a creare dolci per il suo amore segreto ed inconfessabile.
Dopo qualche mese Anna Pavlova lasciò l'Australia per rientrare in Europa e quando lo fece Berth perse la sua musa ispiratrice.
Cadde in depressione, per lui non aveva più senso lavorare e ogni tanto nell'hotel gli sembrava di risentire la dolce risata di Anna.
Qualche anno dopo, durante l'inverno australiano lesse sul giornale che Anna Pavlova era morta per una polmonite. La povera Anna si era esposta al freddo quando il suo treno aveva subito un ritardo a causa di un incidente.
Berth pianse a lungo quella notte, la sognò mentre moriva sul palco come cinque anni prima: sussultando tra i colpi di tosse, tra le piume bianche mentre una goccia di sangue scendeva dalla sua esile bocca.
Il mattino dopo, andò a lavorare, era distrutto dal dolore ed entrò in pasticceria con l'idea di preparare un dolce che gli ricordasse Anna; doveva essere tutto bianco come le piume del cigno, duro come dovevano essere le punte delle sue scarpe da ballo, ma allo stesso tempo morbido come lo erano le sue movenze e molto lucente.
Infine doveva avere una macchia di colore rosso come la malattia che l'aveva portata via.
Fu in quel momento che gli venne in mente la meringa e la fece, prima troppo morbida, poi troppo dura ma dopo vari tentativi trovò anche la cottura giusta e alla fine la sua ricetta fu perfetta.
La montò a neve ben ferma e divenne lucidissima.
Le diede la forma di una torta con bordi alti e la infornò a cottura molto bassa per 90 minuti e poi la estrasse dal forno. Montò moltissima panna e riempì la torta raffreddata, sopra vi appoggiò lamponi e fragoline di bosco ricroprendo la panna, in modo che l'acido dei frutti di bosco richiamasse l'acidità del dolore che sempre la morte provoca.
Restò a lungo a guardare il suo nuovo dolce e poi gli diede il nome: per Berth Sachse quel dolce era un sogno chiamato Pavlova.
Questa è la triste ma commovente storia del dolce che io ho rivisitato aggiungendo una nota di dolcezza con la crema al cioccolato fuso.
Come sapete, i dolci a base di meringa non sono mai semplici, a volte è colpa dell'impasto, a volte della cottura e insomma: occorre un po' di esperienza ai fornelli!
Il risultato finale vi ripagherà di tutti gli sforzi, sarà un dolce estremamente goloso e fresco che morso dopo morso vi accompagnerà nei momenti più significativi di questa storia.
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