Archivio Storico 2011-2017

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Sa pippìa cun s’ou

23 Aprile 2011
Quando la tradizione si fa dolce
Le uova sono sempre state l’emblema della vita, già prima di avere una relazione con la religione cristiana. Il fatto che tutti gli esseri viventi nascano da un uovo è anche un assunto fondamentale della biologia moderna. Infatti, la fertilità è il concetto nodale di questo periodo dell’anno, dato che in questo periodo la natura rinasce. Mi vengono in mente la dea Eostre, dea nordica della fertilità della terra, che presidiava ai culti primaverili e alla fertilità dei campi, o il culto del sole che nasce e scalda la terra rendendola fertile, o anche il detto latino “Omne vivum ex ovo” che significa “tutta la vita nasce da un uovo”.
Nell’antichità si pensava che l’uovo fosse quasi magico, poiché non riuscivano a spiegarsi che da un oggetto così particolare potesse nascere un essere vivente. Queste venivano poste sotto gli edifici per allontanare il male e usate dalle donne in gravidanza per scoprire il sesso del futuro figlio. I primi che iniziarono la tradizione per festeggiare il periodo primaverile furono presumibilmente i Persiani, che regalavano uova di galline che venivano solitamente decorate a mano con colori brillanti per rappresentare la luce del sole e i colori primaverili. In seguito, la tradizione pagana riguardante la rinascita della natura si unì alla tradizione cristiana, diventando il simbolo della rinascita di Cristo. Infatti, successivamente, un colore molto usato divenne il rosso scuro, per simboleggiare il sangue di Cristo.
Nel medioevo poi le uova venivano regalate ai servitori e ai bambini.
L’uovo però che conosciamo noi, quello di cioccolato, si diffuse soltanto un secolo fa. In tutti i paesi però c’è una tradizione diversa, in qualche paese si fa la caccia all’uovo, in Spagna ad esempio si mangia un piatto chiamato hornazo, che ha come ingrediente principale le uova sode, o nel nord dell’inghilterra si fa un gioco che se non sbaglio si chiama “ dumping egg” o “ jarping egg”
e chi perde deve mangiare le proprie uova. Così, come in tutti i posti si usa mangiare o fare un gioco, da noi si usava regalare sa pippia cun s’ou, una bambolina fatta di pane (o dolce) con un uovo proprio sopra la pancia. Il pane veniva fatto con la semola, per renderlo più compatto: “su coccoi cun s’ou” era un pane per cerimonia decorato nei modi più svariati con un uovo al centro e poi lucidato quando era appena sfornato. La “pippia” o il “coccoi” con l’uovo, come, nelle antiche tradizioni, venivano regalati dando il significato di fertilità e rinascita, diciamo... buoni propositi. Mia mamma, quando ero più piccola, (oltre le uova di cioccolato, sennò piangevo!) mi faceva sa pippia cun s’ou, la bambina con l’uovo. Un regalo che a me piaceva tanto, perché non solo era buono, ma era molto bellino e allegro, perché lei lo colorava tutto. Se mi posso permettere, questa ricetta è personalizzabile, perché si può fare sia dolce che salata. Io oggi farò conoscere la ricetta dolce.
Impastate bene un chilo di farina con 2 bustine di lievito in polvere.
Aggiungete 100 grammi di strutto, un bicchiere di vino bianco, dei semi di anice, una bustina di vanillina, 5 tuorli d’uovo, la scorza di un limone e 400 grammi di zucchero. Poi con l’impasto preparate della bamboline e sulla pancia poggiate un uovo intero crudo (col guscio).
Fermatelo con due strisce di pasta o formate una taschina in cui inserirlo, poi mettete le bamboline su una teglia infarinata e infornate a 150° per 15/20 minuti. Poi, preparate la glassa con zucchero a velo e succo di limone e suddividete la glassa per i vari tipi di colori che userete per colorare le varie parti della bambolina come i capelli, gli occhi il vestito ecc.
Su coccoi viene invece, ancora oggi, colorato non con i colori alimentari, ma con lo zafferano e profumato con il finocchio selvatico.
Dopo aver colorato le bamboline con la vostra fantasia, lasciatele asciugare all’aria per qualche ora. Quando le sentirete sciogliersi in bocca, ricordatevi di pensare a me.
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