Archivio Storico 2011-2017

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Grano arso

08 Aprile 2011
Un prodotto di nicchia tutto da scoprire
La mia curiosità mi porta a girare molto nel web e spesso mi capita di trovare notizie che non conosco e quel giorno quando ho letto la storia del grano arso, e l'esistenza della farina, ho avuto solo un'idea: averla. Volevo a tutti i costi quella farina, toccarla, lavorarla annusarla, sentire questi suoi profumi, di nocciole, di legni e di altro. Ci sono riuscita.

Si perdono nella notte dei tempi gli anni in cui nelle campagne di tutta Italia il grano si falciava a mano, adesso si usano le macchine che praticamente fanno tutto dalla mietitura alle balle. Da nord a sud era uguale dappertutto, era una grande fatica ma anche un' occasione di festa. Mi ricordo che sia i nonni che mia madre mi raccontavano del giorno della mietitura. Le
donne iniziavano all'alba a cuocere il pane che avevano
messo a lievitare diversi giorni prima, i polli, le anatre, le
oche, e quant'altro esisteva di commestibile nel pollaio
veniva ucciso e fatto arrosto; le fettuccine in Maremma
si chiamano maccheroni e hanno una larghezza diversa sia dalle fettuccine che dalle pappardelle; venivano tirate le sfoglie grandissime fatte con uova di oca o di papera e poi, appunto, venivano tagliati questi maccheroni e conditi con i sughi di carne, il ragù. Gradi tovaglie bianche andavano a coprire
le lunghe tavole di legno che venivano allestite nell'aia dietro casa, e lì all'ombra di alberi secolari, con una grande stanchezza, ma con una grande gioia si celebrava il pranzo della mietitura.
Era una festa, ma per i contadini la festa durava solo i giorni della mietitura, mentre per i padroni durava molto di più perché vendevano il grano e il ricavato erano bei soldoni. Come dicevo, la mietitura era simile in tutte le campagne italiane, ma ogni luogo aveva le proprie abitudini e anche i contadini non erano poveri dappertutto allo stesso modo, erano poveri sicuramente,
ma in alcune regioni d'Italia erano molto più poveri e davvero non avevano di che sfamare i figli che arrivavano sempre numerosi. E non si sprecava nulla.
Dopo la mietitura i contadini davano fuoco alle stoppie, ciò rendeva il terreno più fertile, e in Puglia, nel Tavoliere, tutti, anche i bambini andavano nei campi e raccoglievano con pazienza le spighe sfuggite alla mietitura e abbrustolite dal fuoco. Le raccoglievano una ad una e con questi chicchi di
grano ricavavano una farina scura, con odore di fumo e di buono che loro usavano per fare un pane quasi nero ma sicuramente ottimo
per sfamare famiglie intere, bambini che altrimenti avrebbero
passato inverni molto brutti.

Oggi non è più possibile raccogliere le spighe di grano dopo che sono state bruciate le stoppie, è vietato dalla legge perché i chicchi bruciati dal fuoco diventano cancerogeni. Adesso viene prodotta in modo più facile ma sempre naturale, vengono tostati i chicchi di grano prima di essere macinati. E' un prodotto di nicchia, come si dice, ma qualcuno comincia a conoscerlo e la pasta e il pane sono delle vere prelibatezze.
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