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Avete presente la granita? Ecco, non c’entra nulla!

22 Agosto 2013
La Grattachecca della Sora Maria
Giorni fa ero ai Castelli Romani, chiacchierando con una ragazza francese, e cercavo di spiegarle cosa fosse la granita siciliana; in tale occasione avevo più o meno esordito così: “hai presente la grattachecca? ecco, non c’entra niente!” L’ilarità che ha fatto scaturire la mia risposta ve la lascio immaginare, il tentativo di spiegare ad una straniera un prodotto prettamente nostrano paragonandolo ad un altro prettamente romano si commenta da solo ma questo c’ha dato spunto per andare il giorno seguente a provarle entrambe; oggi vi parlerò della grattachecca, presto, della granita siciliana.

A Roma la grattachecca è un’istituzione, così come può esserlo il panino con la “mortazza” (mortadella [n.d.r.] ), ma partiamo dalle basi, gli ingredienti. La grattachecca si divide in due categorie, quella preparata con il ghiaccio tritato meccanicamente che viene ridotto a neve e quella preparata grattando la “checca”, la lastra rettangolare di ghiaccio che il grattacheccaro lavora senza interruzioni con un raschietto. Comunque sia tritato, il ghiaccio và poi a riempire un bicchiere di plastica trasparente e “condito” con sciroppi di frutta (amarena, tamarindo, latte di mandorla, melone, anguria sono solo alcuni esempi) frutta a pezzi (melone, anguria, cocco o limone) o frutta sciroppata (prime fra tutte le amarene).

Nella città ci sono pochi chioschi che la producono e la vendono e si vocifera che ottenere una di queste licenze sia come aver vinto la lotteria; il lavoro è limitato ai mesi estivi, spesso i chioschi aprono solo dal pomeriggio fino a tarda notte e lo smercio tra turisti e romani è assicurato sia dalla notorietà del prodotto che dalla difficoltà nel reperirlo in giro; se poi calcolate che si tratta di ghiaccio, sciroppo e qualche pezzo di frutta e che il costo varia dai due ai cinque euro vi potete render conto degli introiti che genera quel bicchierino colorato.

Da romana non riesco ad essere obiettiva sul giudizio da dare alla grattachecca. Certo è che non è solo acqua, zucchero e aromi ma è piena di tradizione e di romanità, un bicchiere di ghiaccio tritato per un turista, che magari potrebbe anche rimanerne deluso, un pilastro della tradizione per qualsiasi romano. Sicuro è che la grattachecca disseta e rappresenta una fresca pausa nelle calure estive romane, quando si gira per le vie del centro e l’asfalto rimanda amplificato il calore che assorbe dal sole, o un’alternativa light al classico gelato nelle serate romane.

Ovviamente non tutte le grattachecche sono uguali, mentre la più antica è quella a Lungotevere Raffaello Sanzio “Alla Fonte d’Oro” che risale al 1913 e quest’anno ha compiuto i cento anni, una delle migliori (forse la migliore) e anche delle più famose è “La Sora Maria” nel quartiere Prati. Forse qualcuno si ricorderà la polemica nata due anni fa, circa la presenza di una domanda sugli ingredienti della grattachecca della Sora Maria nei test d’ingresso alla Facoltà di Medicina dell’università La Sapienza di Roma. Sicuramente chi ha pensato la domanda era un romano appassionato, me l’immagino la Domenica pomeriggio fare la fila davanti al chioschetto (per una media di 30 minuti) con tutta la famiglia per poter degustare una Golosona (sciroppi di frutti misti, amarene in sciroppo, frutti di bosco e pezzetti di limone e cocco), una Dissetante (sciroppo di limone, arancio e mandarino con pezzetti di limone e cocco) o una Delicata che altrove viene chiamata anche Lemon Cocco (sciroppo di limone e cocco con pezzetti di limone e cocco), un fan così accanito della Sig.ra Maria da pensare che bastasse l’affetto e la passione perché una tradizione tipica cittadina potesse essere considerata cultura generale.

Il chiosco deve il suo nome a Maria, l’originaria proprietaria e madre delle tre anziane signore che a tutt’oggi preparano le gratacchecche per tutti gli avventori, ben organizzate tra loro, dove le prime due compongono i bicchieri in una sincronizzazione perfetta di movimenti mentre la terza si occupa di maneggiare il denaro e preparare il ghiaccio (piccola nota, se qualcuno sa dirmi dove viene immagazzinato tutto il ghiaccio che serve in una sola serata per le centinaia di granite che vengono preparate mi faccia un fischio, perché vi assicuro che nella mia ultima visita, nei trentacinque minuti di fila, di ipotesi ne son state fatte svariate, ma nessuna ci ha soddisfatti).

Negli ultimi anni nel chiosco si alternano anche i nipoti della Sig.ra Maria, morta nel 2005, che per dissipare ogni dubbio portano in testa un cappellino con una scritta decisamente esplicativa “so’ er nipote de Sora Maria”, questo fa ipotizzare un prossimo passaggio del testimone, un meritato pensionamento per le tre signore e la sicurezza, per i romani, che la tradizione di famiglia e le squisite ricette verranno portate avanti da una nuova generazione di grattacheccari.

La Sora Maria
Via Trionfale angolo Via Telesio
Orari: 15:30 – 02:00 (con una pausa per la cena dalle 20:30 alle 21:00)
Chiuso la domenica
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