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Giro d'Italia a Carnevale

11 Febbraio 2013
Una dolce panoramica
Carnevale è la festa più pazza dell’anno in cui è doveroso cedere alle tentazioni della tavola anche perché precede la Quaresima, periodo dedicato al digiuno.

Come tutte le feste anche il Carnevale ha il suo dolce tipico, o meglio i suoi dolci perché ogni regione ne ha almeno uno suo.

Il più diffuso sono sicuramente le chiacchiere realizzate con un semplice impasto a base di farina, zucchero e uova, dal quale si ricavano strisce che vengono fritte in abbondante olio e poi cosparse di zucchero a velo. Ogni regione, poi, apporta le sue varianti all’impasto aggiungendo liquori, burro, spezie, ecc. Vengono chiamate chiacchiere in Lombardia (nel mantovano lattughe), Umbria, Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia. In Friuli si chiamato crostoli e vengono aromatizzati con la grappa, in Toscana cenci e all’impasto si aggiunge il Vin Santo, in Piemonte e Liguria diventano bugie, in Veneto galani, in Emilia sfrappole (nel reggiano si chiamano anche intrigoni), nelle marche frappe.

Accanto alle chiacchiere, ogni regione ha dolci di Carnevale tipici del territorio. In molti casi si trappa di frittelle, ovvero palline di pasta fritte in abbondante olio, che anche in questo caso assumono nomi diversi. Per esempio in Lombardia le frittelle si chiamano tortelli, in Piemonte friciò e l’impasto è arricchito con l’uvetta. In Veneto diventano fritole e nella preparazione oltre all’uvetta si possono aggiungere i pinoli. In Emilia le frittelle si chiamano castagnole e spesso vengono arricchite con l’anice, stesso nome anche in Friuli e Lazio dove queste deliziose palline sono farcite con crema pasticcera. Sempre in Emilia troviamo le ravioline fritte ripiene di marmellata o crema pasticcera. In Liguria, invece, le frittelle sono preparate con la farina di castagne e i pinoli.

Scendendo vero il centro-sud della penisola, in Molise troviamo le scorpelle, nelle marche per Carnevale si preparano gli scroccafusi, ovvero tortelli arricchiti con il mistrà, liquore tipico marchigiano e laziale aromatizzato tramite l'infusione di anice, miele o zucchero fritti o cotti al forno. In Abruzzo si prepara la cicerchiata, ovvero palline di pasta fritte arricchite con miele, canditi e piccoli confetti colorati. Stesso nome in Umbria dove però tra gli ingredienti ci sono anche le mandorle. In Campania si preparano le graffe, ciambelle fritte che in alcune versioni prevedono l’uso di patate lesse. In Calabria il dolce di Carnevale è la pignolata, ovvero bastoncini fritti tuffati nel miele e sistemati a piramide su un piatto da portata e spolverizzati con granella colorata. In Puglia ci sono i bocconotti, pasta farcita con crema pasticcera e confettura di ciliegie e cotta in forno negli appositi stampini e la farrata pugliese, ovvero pasta sfoglia farcita con un composto di ricotta di pecora, grano duro cotto, menta, maggiorana, cannella e pepe. In Basilicata a Carnevale si preparano i taralli al naspro, ciambelline cotte al forno e poi ricoperte di una glassa composta da acqua, zucchero e limone chiamata naspro.

In Sicilia è diffusa la scorrezione di pinocchiata, pezzi di pasta fritti ricoperti con il miele disposti a forma conica di pigna e cosparsi con confettini di zucchero, mandorle e arance candite, mentre in Sardegna si prepara un dolce decisamente diverso: le cattas, dette anche zippulas o frisjoli, ovvero un impasto che prevede anche patate lesse, zafferano, succo d’arancia al quale viene dato la forma di ciambella e poi fritto.

Il nostro tour gastronomico carnevalesco si chiude con due dolci che vengono preparati anche in altri periodi dell’anno: i krapfen dell’Alto Adige ripieni di marmellata, conosciuti anche al di fuori dei confini regionali e le zeppole di Carnevale o San Giuseppe. In Trentino, poi, sono diffusi anche i chifelini, il cui nome deriverebbe da gipfel, la punta della mezza luna simbolo dell’esercito turco che lo ricorda. I chifelini sarebbero stati inventati, alla fine del Seicento, da un panettiere viennese durante l’assedio ottomano. All’inizio la preparazione era salata, ma la tradizione si è evoluta e oggi l’impasto, che prevede anche le patate lesse, è diventato dolce e queste mezze lune vengono farcite di marmellata, cotte al forno e spolverizzate di zucchero a velo.
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