'Semel in anno licet insanire' (Una volta all'anno è lecito impazzire). Sarebbe davvero saggio seguire più spesso i consigli che ci hanno tramandato i nostri progenitori dell'antica Roma e il carnevale ci offre questa opportunità su un piatto d'oro. Chi più degli antichi romani si intendeva veramente di feste? Nell'antica Roma si festeggiava per intere settimane, ogni scusa era buona per festeggiare, mangiare e bere ad oltranza.
Carnevale è senza dubbio la festa per eccellenza e sicuramente la più allegra dell'anno, la più attesa dai bambini e per gli adulti la più trasgressiva.
Varie sono le tradizioni popolari di questo periodo dell'anno in gran parte dei Paesi del Mondo e in ciascuno di essi si rifanno a miti, a leggende, o a rituali pagani e religiosi.
Anche nel nostro Paese le manifestazioni carnevalesche impazzano, colorando e risvegliando ogni città e ogni animo.
Inutile dire che anche a livello gastronomico si hanno in Italia innumerevoli tradizioni, che rispecchiano pienamente lo spirito di tale festa.
Ogni regione vanta ricette gastronomiche particolari e secolari, ma soprattutto nei dolci si nota una singolare voglia di evasione e di trasgressione; non a caso le ricette caratteristiche, seppur con varianti minime, vedono al primo posto i dolci fritti.
Un detto popolare recita che fritto è buono tutto, anche l'aria, ma è certamente lo zucchero caramellato e dorato dall'olio ad alta temperatura a trasformare anche il più semplice impasto in qualcosa di irresistibilmente stuzzicante e profumato.
Voglio proporvi, ora, la ricetta di un dolce di Carnevale che normalmente non va fritto, ma in ogni caso tenete a portata di mano la padella, non si sa mai che all'ultimo momento ci sia la possibilità di usarla...
Dunque, mano alle padelle ... e buon Carnevale a tutti
Scoccafusi o Straccadenti
È il dolce tipico delle Marche, e principalmente del Maceratese e viene preparato per Carnevale. Il loro nome varia da zona in zona ad esempio ad Arquata del Tronto vengono chiamati 'stummeri' mentre ad Osimo si chiamano 'cecetti'. Molto probabilmente l'etimologia di scroccafusi nasce dal 'rumore' che fanno i denti per mangiarli, essendo abbastanza duri. Un tempo venivano cotti nel forno a legna utilizzando esclusivamente legno di canna per ottenere una fiamma moderata e, quindi, evitare che potessero bruciare. Per un'antica superstizione maceratese, se un estraneo, o anche un futuro parente, fosse entrato in cucina mentre la massaia era intenta a preparare gli scroccafusi, questi dolci non sarebbero riusciti bene. Per scongiurare il pericolo, era indispensabile sputare in terra tre volte e tracciare con la scarpa sul pavimento un segno propiziatorio.
Possono essere anche fritti. Da noi nella zona del mirandolese sono conosciuti come 'STRACCADENTI' in quanto, soprattutto quelli cotto al forno sono davvero molto duri e mettono a serio rischio la dentatura.
Per mantenere fede alla migliore tradizione carnevalesca vi propongo anche la versione 'Straccadenti Fritti' .
Farina: 400 gr
Uova: 5
Zucchero: 350 gr
Liquore Mistrà: 2 cucchiaini
Limone: 1
Olio: 5 cucchiaini
Rhum quanto basta
Se fritti prevedete di aggiungere il miele
Versate le uova in una ciotola ed aggiungete 300 gr di zucchero, sbattete con le fruste elettriche fino ad avere un composto chiaro e spumoso. Aggiungete il liquore e la scorza grattugiata di arance e limoni, poi mescolate.
Incorporate l'olio al composto e poi unite la farina a pioggia, mescolate fino ad avere un composto liscio ed omogeneo, ovviamente dovete impastare il tutto con le mani. Formate varie palline delle dimensioni di una noce, poi immergetele per un istante in una pentola piena di acqua bollente, per toglierle usate una schiumarola.
Mettete gli scroccafusi in una teglia coperta da carta da forno, spolverizzate queste palline con lo zucchero rimasto e poi cuocetele inforno preriscaldato a 160°C per 20 minuti. Togliete i dolcetti dal forno, fateli intiepidire e poi serviteli irrorati di Rhum.
Per la versione fritta saltate il passaggio dell'immersione nell'acqua bollente e friggeteli in abbondante olio o strutto non troppo caldo. Appena cotti e belli dorati ricopriteli di miele
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