Siamo sulle dolci colline a circa 20 km da Senigallia, nel cuore della produzione del Verdicchio di Jesi una serie di curve e saliscendi eccoci di fronte al cancello della tenuta San Lorenzo. Intravvedo oltre le sbarre di ferro uno stagno dove nuotano cigni ed oche bianche. Ad aprirmi è proprio il titolare Natalino Crognaletti. Dopo un breve saluto di presentazione ed uno scambio di stretta di mano mi trovo seduto di fianco al lungo tavolone imbandito dove fanno bella mostra una serie di bottiglie affogate nel ghiaccio di un secchiello. Tra un assaggio e l'altro Natalino mi spiega che la proprietà della tenuta di 35 ettari compresi alcuni in affitto, si tramanda da varie generazioni e si coltivano principalmente Verdicchio (selezionato dal padre da vecchi cloni scelti dalle vecchie alberate - vecchia tecnica di impianti – tra i grappoli che risultavano essere più spargoli e particolarmente ricchi), Montepulciano, Sangiovese e Lacrima di Morro d'Alba. Mentre mi spiega che lui i suoi vigneti li lavora tutti mano, con fatica e passione, utilizzando esclusivamente la zappa per dissodare i terreni ed eliminare le erbe nocive. Anche la vendemmia è naturalmente fatta a colpi di forbice. Non posso non notare mentre mi racconta la sua pelle arsa dal sole e le mani dure e screpolate scolpite dalla fatica. Ci tiene a sottolineare che la sua è una viticoltura biologica e biodinamica, dove solo il tempo, il sole riescono ad influire nel vino finale. Chiedo della vendemmia visto l'annata particolarmente calda e siccitosa e mi risponde che molti hanno già iniziato la raccolta da settimane, ma lui preferisce aspettare le piogge che devono poter portare quel giusto grado di umidità per far uscire e lavorare la muffa nobile, molto utile per la riuscita dei suoi vini particolari. Non ha fretta, dice 'solo i grappoli più forti resisteranno e saranno sufficienti, è la natura che decide chi vince'. Inizio ad assaggiare il Verdicchio Vigna di Gino (nome in onore del padre scomparso, a seguire il Vigna delle Oche superiore e poi il Riserva. Tutti vini molto ricchi nel corpo, ma eleganti, puliti e fini. La traccia di Botritis ne solca il gusto, con una componente minerale e sapido-acida che supporta la lunga persistenza. L'apoteosi è raggiunta con il San Lorenzo Verdicchio riserva del 1998....(mi sembra impossibile che un vino possa tenere per così tanti anni..penso..).
La mia curiosità e subito esaudita: note minerali si sviluppano lentamente mentre il vino inizia ad aprirsi lentamente. Sapido ed ancora marcato da una vena acida impressionante e la mia mente è corsa a cercare delle similitudini con alcuni Chardonnay della zona Nord della Borgogna. Scaldandosi impressionanti nuance di idrocarburi mi riempiono le narici. Non posso che fare a questo punto i complimenti a Natalino per come è riuscito a fare esprimere i suoi vini nel tempo con sempre un'estrema pulizia. Mi dice che per ottenere questo vino lascia al massimo 2 grappoli per pianta e li raccoglie solo alla fine di Ottobre. Dopo la fermentazione in acciaio inox con solo i suoi lieviti indigeni il vino sosta in vasche di cemento per ben 110 mesi subendo solo travasi senza chiarifiche e senza filtrazioni. Dopo un sostanzioso pasto preparato con cura da sua moglie riprendo con i rossi. Inizio con il Vigna di Gino rosso, nato assemblando Montepulciano e Sangiovese. Questo vino non viene passato in legno. E fresco e giovane, rosso con ancora sfumature violacee, concentrato. Molto piacevole al gusto che richiama velocemente la beva, molto rotondo ed armonico. Poi è il turno del Vigna la Gattara rosso Conero, stesso uvaggio ma con passaggio in fermentazione in barrique usate. È fitto ed impenetrabile nel colore con note speziate dolci in evidenza. Un vino da piatti di cacciagione. Chiudo la tornata con un'altra perla di enologia: il Marche rosso Vigna Paradiso ottenuto raccogliendo un solo grappolo per pianta di uva Lacrima che dopo la vinificazione sosta per 30 mesi in grandi botti di rovere da 30 Hl. L'approccio al naso è dolce, di colore rubino impenetrabile, vino di grande concentrazione sia cromatica che di gusto, molto ricco e di pregevole estratto. Un altro bel ricordo della giornata. La visita termina girando in cantina tra piccole cisterne inox e vasche di cemento. Ancora una volta ritorno a casa fiero di aver conosciuto un altro contadino che ama fare il vino con grande passione e cura maniacale. Grazie Natalino.
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