Verticale è, tecnicamente, ciò che si trova in posizione perpendicolare rispetto a un piano considerato come orizzontale.
Verticale è, in rapporto a strutture organizzative ed economiche, ciò che procede gerarchicamente dall'alto verso il basso o viceversa.
Verticale è una retta, una direzione.
Verticale è, nella ginnastica, l'esercizio che consiste nell'assumere una posizione con le gambe in alto e le braccia e la testa in basso.
Verticale è, nel cruciverba, una delle direzioni di ciascuna definizione.
Ma la verticale esiste anche nel mondo del vino, eccome se esiste. Si tratta di un tipo di degustazione nel corso della quale vengono messe a confronto bottiglie dello stesso vino fatto da un unico produttore in annate diverse.
Il tipo di uva è sempre uguale. La vigna è la stessa e la lavorazione viene fatta da un'unica azienda.
Le condizioni pedo-climatiche, però, variano di anno in anno e, di conseguenza, cambia la qualità del raccolto. Trattandosi di un prodotto con una propria vita, è il tipo di vita che, cambiando di anno in anno, determina differenze nel prodotto finale.
Ma la variabile che maggiormente incide rispetto ai vini che si vanno a degustare in una verticale è la differenza di età.
Il tempo, che tanta parte ha nella nostra vita quotidiana, gioca un ruolo fondamentale anche sul nobile prodotto della vendemmia, ed il palcoscenico sul quale abbiamo la possibilità di apprezzare ogni variazione di scena è proprio la VERTICALE.
Si parte generalmente dal vino più giovane, per arrivare al più vecchio, sull'onda di un percorso che va alla ricerca del prodotto più antico, quello che fa più sensazione, quello che conta più primavere, quello ha riposato più in cantina, che ha ricevuto più cure, che è stato atteso per più tempo.
E le sorprese sono spesso straordinarie.
Ho avuto la fortuna di assistere, di recente, a due verticali, una di Amarone della Valpolicella, ed una di bollicine, Le bollicine italiane, quelle del PATRIARCA delle bollicine italiane.
Tralascio i dettagli tecnici sulle caratteristiche organolettiche dei singoli vini, perché ciò che mi interessa è cercare di trasferire un altro tipo di emozione.
L'emozione che mi ha assalito alla presentazione di un Recioto del 1940.
MILLE-NOVECENTO-QUARANTA.
Al di là dello stupore provocato dall'inaspettata fragranza del vino, sfrontata e prepotente, alla faccia dell'ossimoro, la cosa bella è stato l'immediato salto nel passato provocato dalla mescita del nettare.
Mille. Novecento. Quaranta. Prima della seconda guerra mondiale, prima della nascita della nostra Costituzione, prima dell'insediamento a Cuba di Fidel Castro, prima della TV a colori, prima dell'entrata in vigore dell'euro, prima della mia nascita.
Da li in poi ci saranno ancora il fenomeno del Rock 'n Roll, la costruzione del muro di Berlino, la caduta del muro di Berlino, la morte di Marylin Monroe, l'assassinio di John Kennedy, l'invenzione della minigonna, la primavera di Praga, la tragedia del Vajont, il tour italiano dei Beatles, il diploma con il voto in sessantesimi, la morte di Jimi Hendrix, di Elvis Presley, di Jim Morrison, di John Lennon, di Freddie Mercury, di Curt Kobain, di Bob Marley, di Michael Jackson, la guerra in Vietnam, Sandro Pertini, il referendum sul divorzio, il sequestro Moro, la vittoria ai mondiali di Spagna, la tragedia dell'Heysel, la repressione di piazza Tien An Men, la nascita di Google, di Wikipedia, di Facebook, di Twitter, l'11 settembre, la vittoria ai Mondiali di Germania, la nascita e la prematura scomparsa di Sic.
E se non fosse che QUEL RECIOTO DEL 1940 è stato per oltre 70 anni imprigionato in una polverosa bottiglia in una buia cantina della Valpolicella, avrebbe visto tutto questo e molto altro.
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