Archivio Storico 2011-2017

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Morellino di Scansano principe di Maremma

08 Ottobre 2011
La tradizione e l'innovazione
L'andare nella maremmamara come anticamente veniva chiamata è per me – che sono maremmano doc – un'emozione tutte le volte, rivedere le zone dove ho passato la mia infanzia, luoghi dove i miei avi riposano in pace, ritrovare i parenti e gli amici.
Lasciamo perdere le emozioni personali e parliamo della DOCG più giovane della Toscana e del vitigno che rende (anche) famosa questa terra di maremma, il Sangiovese localmente chiamato anche Morellino di Scansano.
Ma perché si chiama Morellino? Sembra che provenga dal nome del colore del manto che i locali davano al miglior cavallo del branco in analogia al colore degli acini. Del paese di Scansano si ha notizia dal 1188 anche se si ritiene che sia ancora più vecchio in quanto prima sorgeva un abitato, S. Anzano da cui prenderebbe il nome della famiglia Anicia, un martire cristiano. Presso la località Ghiaccioforte si possono ancora ammirare le rovine etrusche.
Molte sono le storie che circondano il paese di Scansano. Nato nell'anno 1188, nel 1200 fu dei Conti Aldobrandeschi di Santa Fiora in perenne guerra con Siena che lo persero, fu successivamente riacquistato e ceduto a Muzio Attendolo Sforza in quanto sposò Cecilia Aldobrandeschi; dopo gli Sforza, passò ai Medici e successivamente ai Lorena.
Nell'Ottocento, Leopoldo II istituì 'l'estatatura'; la pianura grossetana era terra paludosa, malarica, insalubre e calda (la 'Maremma amara'), allora i benestanti in estate 'emigravano' tutti gli uffici a Scansano e qui nacquero l'Ospedale, il teatro Castagnoli, il Palazzo della Podestà, la Tesoreria Comunitaria, la Casa dell'Abbondanza e l'Edificio Scolastico Elementare.
Teatro naturale, Scansano è a due passi dalle celebri terme di Saturnia, dal Monte Amiata, Capalbio e Roccalbegna. A Montorgiali fu poi costruito un castello per difendere gli scansanesi dai senesi e, nel secolo XIV il castello di Montepò (oggi di proprietà di Jacopo Biondi Santi figlio di Franco Biondi Santi 'padre' del Brunello). L'area di produzione del Morellino si trova a sud della Toscana, nell'entroterra della provincia di Grosseto, ed è entrato a far parte della ristretta cerchia dei vini Docg toscani affiancandosi così al Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano, Chianti e Chianti Classico, Carmignano e Vernaccia di San Gimignano; per non parlare dei nomi prestigiosi dell'enologia maremmana come Cecchi, Jacopo Biondi Santi, Poliziano, Stefano Cinelli Colombini, Frescobaldi, Guicciardini Strozzi, Caparzo, Poggio Argentiera, La Carletta, Erik Banti, Fattoria di Magliano, Villa Patrizia e non da meno nomi importanti dell'enologia nazionale provenienti da altre regioni che si sono affacciati in Maremma come Lavis e Loacker; tanti grandi nomi che si sono affiancati agli 'storici' produttori come Sellari Franceschini, I Botri, Mantellassi, Provveditore di Bargagli, Le Pupille, Moris Farm, la Cantina Vignaioli del Morellino nata nel 1972, anche se già alla fine del 1800 se ne sentiva veramente la necessità e tanti altri ancora che non stò a menzionare a cui va tanto rispetto nella produzione di questo vino.
Una grande soddisfazione per i produttori maremmani in quanto il Morellino era relegato uno tra i vini minori della Toscana e poco conosciuto al di fuori dei confini regionali. Oggi è molto apprezzato oltre che per l'ottimo rapporto qualità/prezzo anche per la pronta beva pur presentando caratteristiche di struttura ed eleganza abbinate allo splendido terroir da cui nasce e dal vitigno impiegato (per i più curiosi raccomando di visitare il Museo della vite e del vino nel Palazzo Pretorio a Scansano). In base al disciplinare di produzione, è divenuto Doc nel 1978 e nel novembre 2006 con la pubblicazione in G.U. dell'ultimo disciplinare, a partire dalla vendemmia 2007 ha ottenuto il riconoscimento massimo su scala nazionale per un vino, la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, e prevede che le uve devono provenire da vigneti coltivati all'interno della Docg (rammento che nella parte a sud ma sempre all'interno di questa Docg c'è la Doc Bianco di Pitigliano e, a nord – nord ovest la Doc Montecucco) compresa tra i fiumi Ombrone e Albegna che include l'intero territorio di Scansano, Magliano in Toscana e buona parte del territorio di Manciano, Grosseto e Semproniano, terreni però collinari, sono esclusi i fondovalle.
I terreni sono di rocce eoceniche mentre i territori intorno a Scansano, Poggioferro e Montiano sono in arenarie, scisti, scisti argillosi e calcari marnosi. L'uva ottenuta per produrre il Morellino è il Sangiovese usato in purezza, possono concorrere altre uve a frutto nero non aromatiche raccomandate e/o autorizzate per la provincia di Grosseto fino ad un massimo del 15% di uve autoctone (Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, e Alicante, (quest'ultimo noto anche come 'tinto di Spagna' in quanto introdotto dagli Aragonesi nel Seicento) e alloctone (Cabernet Sauvignon, Merlot). La resa non deve essere superiore a 90 q.li per ettaro di coltura specializzata, (anche se non si arriva mai a 90 q.li), densità di impianto non inferiore a 4.000 ceppi ad ettaro con una resa non superiore a 3 Kg per ceppo. Sono previste due tipologie, annata e riserva e, quest'ultima prevede un periodo di invecchiamento non inferiore a due anni di cui almeno uno in botte preferibilmente di rovere.
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