Ratatouille (lungometraggio Disney, 2007)
Lo chef del ristorante parigino Chez Gusteau, un losco figuro di nome Skinner, ha rilevato la guida del locale dopo la morte del cuoco Auguste Gusteau, noto nell'ambiente culinario per il motto: 'Chiunque può cucinare'.
Skinner sospetta – a ragione – che la misteriosa abilità dimostrata ai fornelli dal neo-assunto Linguini, un imbranato ed improvvisato cuoco senz'arte né parte, derivi in realtà dall'aiuto occulto di un'éminence grise. Incredibile a dirsi, è Rémy, un topo dall'acutissimo senso gusto-olfattivo, a suggerire a Linguini la realizzazione di autentici capolavori gastronomici.
Skinner, per indurre Linguini a rivelare il segreto della sua arte, convoca il sottoposto nel suo studio e tenta di sciogliergli la lingua mescendo generose dosi di un vino rosso francese di indiscutibile chârme...
Château Latour, 1961
Siamo a Pauillac, nel Médoc, la zona del bordolese incastonata tra la Gironda, l'immenso estuario della Garonna a destra, e l'oceano atlantico a sinistra. I Romani diedero a questo spicchio di Francia il nome più adatto alla situazione idrografica, 'Medio Acquae', tra le acque.
Il Médoc vanta cinque vini Premier Cru, il top della famosa classificazione del 1855. E solo a Pauillac se ne producono tre: Latour, Lafite-Rotschild e Mouton-Rotschild. La zona rappresenta la massima espressione del Cabernet Sauvignon a Bordeaux: i vini sono severi e di grandissima struttura. Come dicono i cugini, a Pauillac c'è solo 'embarras de richesses'.
La mirabile riuscita vitivinicola è legata alla complessità di suoli e climi, figlia della vicinanza dell'enorme specchio d'acqua, che assicura la giusta umidità, il calore solare, inverni miti e terreni di riporto.
L'azienda (qui a Bordeaux non chiamatele mai così, se volete conservare l'incolumità personale!! Meglio Château...) Latour affonda le radici nella storia, essendo i possedimenti presenti in loco da secoli, addirittura dai tempi della guerra dei cent'anni contro la perfida Albione.
Come accennato, il purosangue che contraddistingue il vino in questione è il Grand Vin, a base di Cabernet Sauvignon proveniente dal cuore più antico delle tenute.
L'annata del 1961 fu caratterizzata da un inverno particolarmente rigido e a maggio, quando le inflorescenze della vite lasciano presagire la qualità del raccolto, una gelata primaverile compromise tre quarti della vigna. Ciò nonostante – o forse proprio per questo – gli acini sviluppatisi dai fiori sopravvissuti crebbero con vigore e realizzarono una vendemmia di eccezionale pregio. Il vino, di conseguenza, fu grande: un gusto pulito, un colore ricco e maturo, una struttura imponente. Caratteristiche attese invano per molti anni a seguire. Chi ha avuto la fortuna (sfacciata) di assaggiarlo ne ha decantato meraviglie fenomenali, riferendo di un equilibrio armonico inimmaginabile e di una longevità pressoché infinita.
Per soddisfare, oltre ai sensi, anche la curiosità mentale, è giusto sapere che la tenuta deve il suo nome alla presenza della Tour Saint-Mambert, in origine parte dei bastioni difensivi delle guarnigioni francesi stanziate in Médoc.
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