Ci sono nomi che, al solo sentirli pronunciare, scuotono nel profondo e trasportano come per magia in una dimensione onirica remota.
Bolgheri è uno di questi. Una terra che appartiene di diritto alla mitologia enologica italiana.
Non certo – e non solo – per la fama di Carducci, che qui visse e rese immortali i cipressi 'che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar'. Ma anche – e soprattutto – per la leggendaria gamma di vini rossi prodotti.
L'area della DOC Bolgheri disegna l'intero territorio ad est dell'Aurelia nel comune di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno. Si inscrive nell'itinerario enogastronomico e culturale della Strada del Vino 'Costa degli Etruschi', che lambisce anche le DOC toscane Mondescudaio, Val di Cornia ed Elba, nelle province pisana e livornese.
Il patrimonio storico e culturale è millenario: qui albergarono gli etruschi, che addomesticarono la vite silvestre o comunque ne modernizzarono la coltivazione.
L'etimo deriva dai manipoli di soldati bulgari che usavano accamparsi in queste lande al tempo della militanza, attorno all'anno mille, al fianco dei Longobardi contro i bizantini.
Fin dalla sua origine Bolgheri fu dominio dei conti della Gherardesca, che trasformarono i territori paludosi e malsani in immense distese di vigne, oliveti e pascoli.
L'agro bolgherese è Maremma allo stato puro, con filari circondati da campi a ridosso delle ricche colline metallifere. I vigneti, non distanti dal mare, sono protetti dal vento sferzante e dalla salsedine grazie all'incessante pineta che accompagna il litorale.
Il panorama è ideale per chi, come me, viene da lande ben più tristi e rumorose. Qui la pace è autentica, il silenzio rigenera. Nei giorni di sole, numerosi nell'arco dell'anno, la luce è intensa, la brezza è assicurata, la frescura dei boschi mitiga il caldo intenso.
In ogni angolo traspare il grande amore e la venerazione per la vita agreste. E l'uva è la regina delle coltivazioni.
Le condizioni pedoclimatiche sono straordinarie e realizzano un immenso cru. Il terreno vede la presenza di stratificazioni di ciotoli, come avviene – guarda caso... – nelle Graves in quel di Bordeaux.
A cavallo degli anni '60, il piemontese Mario Incisa della Rocchetta, giunse qui – oltre che per impalmare la contessina Clarice della Gherardesca, discendente della suddetta schiatta nobile – a vinificare il Cabernet, prima il Franc e poi il Sauvignon; e lo fece come vinificava il Pinot Noir dalle sue parti, cioè con l'utilizzo della barrique. Quel vino che poi diventò uno dei più famosi del mondo, il Sassicaia, all'inizio disgustò molti nasi locali, non avezzi al tratto vegetale del vitigno, ma soprattutto custodi gelosi del patrono autoctono, il Sangiovese. La pazienza e la dedizione, unite alla consulenza di quel mostro sacro dell'enologia che risponde al nome di Giacomo Tachis, fecero decollare il vino. La prima etichetta in commercio recitava 1968: a star was born.
A dire il vero, il disciplinare di produzione arrivò ben più tardi, nel 1983, e paradossalmente prevedeva solo le tipologie Bianco (da Trebbiano, Vermentino e Sauvignon) e Rosato. Fu rivisto e corretto alla sua versione definitiva nel 1994, includendo anche i rossi e, caso unico in Italia, la sottozona Sassicaia, riservata ad un'unica azienda produttrice.
Negli ultimi anni, le grandi uve provenienti da Bordeaux hanno concesso brandelli di terra a cugini meno nobili, ma che qui han trovato buona vocazione: parliamo di Petit Verdot e Syrah, accanto al Sangiovese; per i bianchi, la sorpresa in ascesa è il Viogner, varietà davvero interessante da queste parti.
Altra stella del firmamento bolgherese è il rosso à la manière di Bordeaux della tenuta dell'Ornellaia, ultimo Cabernet ad entrare nell'empireo ad opera di un altro guru, stavolta locale, il marchese Antinori.
A tal riguardo, tra gli amanti dei vini di Bolgheri è vivace il dibatto su quale dei due superTuscans incarni meglio lo spirito locale (sempre che di tipicità si possa parlare, per vini che derivano esclusivamente da uve bordolesi). E nell'agone non mancano certo validi outsider.
Ma vedremo, in una prossima puntata, cosa aspettarci alla stappatura di un DOC Bolgheri.
Continuate a seguirci.
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