Il Rossese di Dolceacqua contende al Pigato il titolo di vino principe di Liguria. Prima varietà ligure ad aver ricevuto la DOC, è uno dei pochi vitigni della regione a poter vantare un’origine ben definita.
E’ infatti nato nel ponente ligure, a Dolceacqua di Val Nervia, nell’Imperiese, e annovera tra i suoi estimatori molti personaggi storici di rilievo, tra cui papa Paolo III Farnese e nientemeno che Napoleone, il quale si innamorò al punto di questo vino da offrire il proprio nome per ribattezzarlo. Ricevuto un “no” secco dai Dolceacquesi, che con la diffidenza tipica dei liguri vollero difendere il loro prodotto, l’imperatore si accontentò di farselo arrivare regolarmente per tutta la vita, e sembra che gli fu mandato fino a Sant’Elena.
La vite ha un portamento raccolto e poco appariscente, dovuto anche all’area di coltivazione, che consiste in strette terrazze dal terreno argilloso. Il grappolo è medio-grande, con acini ovali dalla buccia spessa. Ricavato dall’omonima uva, il Rossese di Dolceacqua è un vino rosso rubino, dal sapore morbido e dolce, con caratteristiche visive che lo accostano al Pinot Nero, benché tra i due vitigni non vi sia alcuna parentela.
Al palato è fragrante e floreale, con aromi intensi di fragola di bosco, di mirtillo e di uva spina matura, e con un retrogusto di spezie molto accentuato. All’olfatto presenta note complesse di rosa canina appassita, con un sentore amarognolo come nota finale all’assaggio.
Prodotto (e reperibile) praticamente solo nella zona di origine, il Rossese viene solitamente venduto giovane, con invecchiamenti non superiori a 3 anni. E’ tuttavia un vino adatto all’invecchiamento, le cui caratteristiche si accentuano col passare del tempo, arricchendone il bouquet con note che vanno dal cuoio, al pepe nero, all’incenso e alla mirra.
Le migliori selezioni contano fino a 15 anni di invecchiamento.
La gradazione alcolica minima è 12.5°, ma la qualità superiore può andare da un minimo di 13° ad un massimo di 15°. La temperatura ideale per l’assaggio è 17°C circa, benché se giovane possa essere bevuto anche fresco, attorno ai 10°C.
E’ un vino che può essere considerato da intenditori, poco adatto ad una tavola giovane, ideale con piatti impegnativi come cacciagione, agnello, capretto e faraona.
L’accostamento più tradizionale è con lo stufato di capra con i fagioli, piatto antichissimo e tipico di Dolceacqua.
x5