Questa sera volete coccolarvi?
Avete voglia di un vino da capogiro?
L’avete trovato: un calice di Eiswein! Un vino di ghiaccio!
Come i passiti sono vini che regalano intense emozioni agli appassionati, gli Eiswein sono un esempio di fantasia applicata all’enologia. Costosi e rari, sono nettari molto dolci, da centellinare con estremo piacere.
Il metodo di produzione potrebbe apparire traumatico per le uve. Si tratta di un processo di disidratazione, simile – seppur opposto – a ciò che accade per i passiti.
Se infatti l’appassimento porta all’allontanamento per evaporazione della componente acquosa della polpa, in questo caso l’acqua viene separata dalle sostanze zuccherine per congelamento.
I grappoli sono lasciati sui filari ben oltre il momento vendemmiale, addirittura fino a gennaio: quando la temperatura scende sotto zero, l’acqua, a differenza delle altre componenti, ghiaccia. La vendemmia avviene spesso di notte, comunque a temperature non superiori a –7°C. E in fase di spremitura fuoriesce solo la parte nobile: l’altissima concentrazione zuccherina del succo pigiato rende la conseguente fermentazione lentissima, con durata anche di mesi. Il tutto a vantaggio della gamma di aromi che si sviluppano.
Come presumibile, questi vini sono nati in paesi caratterizzati da inverni rigidi.
Pare sia stata la Germania il primo paese europeo a sperimentarne la realizzazione. E come spesso capita, le idee più geniali avvengono per serendipity: un intero raccolto colpito da una gelata, invece di esser sacrificato, fu vendemmiato ugualmente, con risultati sorprendenti. Austria e Canada hanno poi seguito l’esempio, superando spesso in qualità i pionieri germanici.
La varietà d’uva più caratteristica è il Riesling, vitigno rappresentativo dell’area europea centrale assieme al Gewürztraminer.
Il costo e la difficile reperibilità di questi vini sono conseguenza, oltre che del particolare metodo produttivo, anche delle condizioni climatiche non sempre ottimali. In Europa sono prodotti solo sporadicamente: in Austria, ad esempio, l’ultima annata favorevole è stata il 2004.
In Canada gli Icewine sono più semplici da realizzare: la zona più vocata è la penisola lacustre del Niagara, in Ontario, ove è prediletto il Vidal, un vitigno ibrido di origine francese. Un comitato (il Vintners Quality Alliance, VQA) ne regola la produzione mediante apposito disciplinare, mentre in Germania gli Eiswein trovano posto nella categoria dei vini di Qualità con Predicato (QmP).
E l’Italia? A San Sebastiano in Valsusa è realizzato il Vino di Ghiaccio di Chiomonte (da uve Avanà, autoctone della zona). Il progetto risale al 2005, con la prima raccolta il 20 gennaio 2006, festa del patrono di Chiomonte.
Altro esempio è il Vin de Glace prodotto dalla Cave du Vin Blanc de Morgex et de la Salle, in Val d’Aosta, sul vigneto più alto d’Europa alle pendici del Monte Bianco. Qui è utilizzato il vitigno Priè Blanc in purezza.
Sono vini che reggono molto bene l’invecchiamento.
In degustazione affascinano i sensi con la loro estrema complessità gusto-olfattiva.
Il colore esibisce sfumature dorate o ambrate esaltate da vivace brillantezza.
Secondo le tecniche e delle zone di produzione, al bouquet si avvicendano note minerali, profumi di frutta surmatura, nuances di tabacco, miele o caramello.
Tratto caratteristico è la freschezza gustativa, quasi sorprendente visto il tenore zuccherino. La persistenza è sempre marcata.
Serviti molto freddi, intorno ai 5-6°C, possono essere proposti come aperitivo oppure, più adeguatamente, abbinati a formaggi stagionati a pasta dura o a dolci.
A proposito: a conferma di tutto quanto detto finora, sapete dov’è stato prodotto quest’inverno un magnifico icewine da Cabernet Sauvignon in purezza?
Nello Stato di Santa Caterina nel sud del Brasile…
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