Archivio Storico 2011-2017

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Orizzontale e verticale

02 Maggio 2011
L’enologichese per tutti: Il cruciverba del vino
18 verticale: Denominazione d’Origine Incontrollata e Sconsigliata
37 orizzontale: Noto vino bianco di Barolo

Capita spesso, sfogliando le riviste di settore, di imbattersi in queste due parole – verticale ed orizzontale.
Lungi dal rappresentare, come nello scherzoso incipit, un’indicazione enigmistica, la terminologia in questione si riferisce ai due principali tipi di degustazioni comparative.

L’analisi sensoriale è il primo passo per giungere alla comprensione di un vino. Ci si può affidare alla prova di un singolo campione, cercando di sviscerarne segreti e virtù; ma molto più utile, per poter costruire una solida esperienza degustativa, risulta il confronto di vini diversi.

La comparazione orizzontale prevede il raffronto di vini della stessa denominazione e/o della stessa annata, ma di produttori diversi.
Avendo come punto di partenza materiali e territori in comune, consente di estrapolare la filosofia produttiva peculiare di un’azienda.
Si pensi alla gamma degli Champagne: vini millesimati (cioè della stessa annata) realizzati da maisons concorrenti rappresentano un esempio calzante di come si possano degustare prodotti anche molto differenti con premesse simili.

La degustazione verticale, più diffusa, prevede invece l’accostamento di annate diverse della stessa linea produttiva. Rispetto alla precedente modalità, le finalità sono altre.
Il vino è un’entità viva: come tale, esprime personalità sfaccettate e suscita emozioni variegate a seconda dell’età alla quale è degustato.
Proprio come l’incontro con un uomo giovane è esperienza assai dissimile dall’ascolto di un anziano, così l’assaggio in andamento verticale consente all’appassionato di percepire la crescita maturativa ed espressiva di un vino: si avranno sensazioni di acerba esuberanza nei vini giovani, concretezza nei vini pronti da bere, solida stabilità in quelli maturi.
Solo analizzando epoche diverse, saremo quindi in grado di cogliere a pieno le reali potenzialità evolutive di un vino o della tecnica con la quale è stato prodotto.

In quest’ottica, inoltre, ha poco senso stabilire se e quale sia il “vino migliore”. E’ evidente che la tentazione – forte – è quella di attribuire la palma di campione alla bottiglia più invecchiata. Ma quest’atteggiamento conduce a fuorvianti errori concettuali, se si perdono di vista i due imperativi assoluti del degustatore:
1) bando al gusto soggettivo e largo all’obiettività;
2) sempre riportare il vino degustato alla tipologia di riferimento.
Dimenticare queste “semplici” regole porterebbe immancabilmente ad acquistare il Grande Vino Rosso Affinato in Legno, dimenticando tutte le altre tipologie, altrettanto o addirittura più meritevoli di considerazione.

Per completezza, citiamo la degustazione diagonale, la meno diffusa. Cambiano le annate ed i produttori e si comparano tipologie e zona d’origine.

E già che siamo in argomento: in cantina il vino si conserva orizzontalmente, per permettere al liquido di imbibire il sughero affinchè questo non si secchi e non perda aderenza con le pareti del collo di bottiglia. La posizione verticale è tollerata per brevi periodi o quando il vino è prossimo all’apertura.
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