Esistono alcuni punti fermi che contraddistinguono la cucina dei monasteri: cucinare e usufruire di
quello che il territorio circostante offriva, quindi tutte quello che oggigiorno è definito tipico
per i monasteri è sempre stato ovvio per la loro sopravvivenza, nulla di importato o di esotico, solo quello che si trovava nelle vicinanze, nei campi e nei boschi circostanti il monastero stesso.
La coltivazione dell'orto e dei giardini è sempre stata per i monaci una delle fonti di sostentamento principale, in grado do fornire medicinale e alimenti di importanza vitale.
Non dimentichiamo però che ogni monastero è comunque stato influenzato dalle regole dei diversi
ordini monastici, spesso orientati verso pasti frugali che tenevano a freno i vizi della gola per potere favorire senza distrazioni di sorta la spiritualità del monaco.
Queste regole ferree (vedi le mense dei Francescani o dei Benedettini) anziché impoverire la cucina ha invece generato una vera e propria cultura di pietanze vegetariane e no, spesso e volentieri raffinate, ma soprattutto sane.
Insomma possiamo tranquillamente definire i monasteri come luoghi di culto ma anche come luoghi di gastronomia.
Vorrei iniziare questa piccola rassegna con una ricetta del Convento Del Deserto di San Giovanni Battista dei frati Carmelitani Scalzi che si trova in Località Le Faie, a Varazze, Savona.
Si tratta del Liquore di Acacia, ottimo servito liscio ma ideale per aromatizzare dolci, gelati e macedonia. E ottimo coadiuvante per le vie respiratorie.
Ingredienti:
200 gr. di fiori di acacia appena sbocciati (maggio giugno)
1/2 kg di zucchero
1 litro di alcool puro a 90° o grappa di alta qualità
2 cucchiai di miele d'acacia
1 litro di acqua minerale naturale.
In un vaso disporre a strati i fiori di acacia appena raccolti, e lo zucchero, lasciare riposare
per 48 ore e poi aggiungere l'alcool o la grappa e il miele d'acacia.
Lasciare il tutto in infusione fino a che non si vedrà sciolto tutto lo zucchero poi aggiungere
l'acqua. Filtrare il tutto con un colino rivestito di garza o un colino a maglie molto fitte per liberarlo
dai residui che lo rendono opaco.
Imbottigliarlo in bottigliette da liquore. Consumarlo entro due anni dalla preparazione.
x5
Liquore di acacia
Una tradizione tutta naturale: il bere sano dei conventi.
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Liquidi piaceri