Parliamo di una cantina storica della Romagna, una delle pietre miliari dell’enologia di collina di qualità, una delle poche che è riuscita a creare visibilità a questa terra di viticoltori rimasti sempre ingiustamente nell’ombra delle denominazioni e dei vini a base sangiovese della confinante Toscana.
Nasce nel 1966 a Marzieno, comune situato nell’alto faentino.
Subito dagli esordi l’idea e il progetto è chiaro, l’obiettivo è quello di puntare alla massima qualità possibile, vista la fortuna di avere terreni così vocati e un’esposizione favorevole.
La densità di impianto e la maniacalità nel gestire l’azienda da parte di Cristina è stato ed è fondamentale. L’ispirazione di questo vino nasce negli anni ’90, infatti la prima uscita porta il millesimo 1991; tra le uve che compongono questa curiosa ed insolita cuvèe romagnola (mi piace definirla con gli amici un Alsaziano fuorizona) troviamo il traminer, il sauvignon, lo chardonnay e la nostra principessa albana.
Frutto di una vendemmia ritardata in pianta, dove la muffa nobile chiamata botrytis cinerea impreziosisce questo nettare, intingendolo di note di zafferano. Col passare degli anni il traminer ed il sauvignon hanno lasciato lo spazio all’albana che continua ad andare a braccetto con lo chardonnay; le annate sono differenti e quindi la nota di muffa nobile è differente perché la natura per fortuna lavora indipendente.
Cristina ha lasciato volutamente qualche centinaio di bottiglie dell’annata 2003, a riposare in cantina per costatarne l’evoluzione dopo una decade.
Ed ora sta per uscire sul mercato questo gioiello che nonostante l’annata, dannatamente difficile, si offre ai pochi fortunati vista l’eseguita delle bottiglie disponibili, di una grassezza incredibile, necessita di almeno mezz’ora per mostrare tutto il suo carattere olfattivo, ricco di frutta a polpa gialla matura; al gusto impressiona la sua freschezza ancora incisiva, sapidità molto percettibile, corpo molto pieno finale lunghissimo e piacevole con un equilibrio regalato dagli zuccheri residui leggermente presenti che armonizzano il palato.
Un vino da meditazione solo per il fatto che dopo 10 anni ritrovi tutte le sue caratteristiche originali nel calice, si beve molto bene assieme a formaggi, in particolare quelli erborinati, ma anche con crostacei, con fois gras.
Con questo punto saldo possiamo finalmente raccontare al mondo che anche in Romagna si possono fare e si fanno grandi vini bianchi anche da invecchiamento.
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