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L'Oriente e il tè

17 Maggio 2012
un connubio indissolubile
L’Oriente: è probabilmente in oriente che il tè può raccontare meglio la sua storia. Infatti, la pianta del tè è originaria della Cina meridionale, dove da millenni si attribuiscono a questo arbusto proprietà rinvigorenti, antifatica, rasserenanti e distensive. Inoltre la qualità maggiormente apprezzata, in particolare nell’ambiente religioso, è quella di favorire la concentrazione. Si deve infatti ai monaci Taoisti il primo consumo su larga scala del tè, che veniva utilizzato per combattere la sonnolenza che inevitabilmente subentrava dopo le lunghe ore di meditazione a cui i monaci si sottoponevano. Sempre ad un monaco, il monaco Eisai, viene attribuito il merito di aver introdotto il tè in Giappone, dove si è diffuso con l’avvento della dottrina Zen. Solo in tempi relativamente recenti tuttavia il tè in Oriente si è distaccato dall’ambiente monastico, rivestendo un ruolo prettamente sociale. Non sono comunque andate perdute le connessioni con il buddismo e con lo Zen, infatti la cerimonia del tè, anche in ambito “popolare”, rimane ammantata di un aura sacrale che invita alla concentrazione, al raccoglimento e alla calma. La cerimonia del tè rappresenta una sorta di congiunzione tra la vita e l’arte, tra la dimensione del sacro e quella del profano. Fondamentalmente, la cerimonia del tè rappresenta la ricerca del bello nella sua essenziale semplicità.
Prova ne è il fatto che le case in Oriente, e in particolare in Giappone dove la cerimonia del tè ha conquistato un posto estremamente importante nella vita sociale degli abitanti del Sol Levante, hanno spesso una stanza dedicata esclusivamente al tè. Tale stanza è sovente separata dalla casa, chiusa su tutti e quattro i lati per rappresentare il distacco dal mondo esterno, molto spoglia per esprimere sobrietà e abbellita da un semplice pannello decorato con un dipinto floreale o figurativo (il tokotoma) che simboleggia l’essenza del bello. In questo spazio vuoto le persone possono quindi liberarsi delle emozioni terrene al fine di raggiungere una condizione spirituale più elevata.
La ricetta originaria del tè era estremamente complessa, con moltissimi ingredienti tra cui riso, zenzero e sale. In alcune ricette ancora più complesse figuravano tra gli altri ingredienti le cipolle, il latte e la buccia d’arancia. Oggi la ricetta si è notevolmente semplificata, tuttavia rimane invariato il fatto che il tè utilizzato non è il classico tè nero, ma un tè verde dal caratteristico color giada, finemente polverizzato e leggermente spumoso. Il sapore, piuttosto amaro, è nettamente diverso da quello del tè occidentale.
La cerimonia del tè è spesso rappresentata in film, cartoni animati e manga, e non manca di affascinare quanti vi assistono. Si divide in tre fasi precise, il Kaisechi (uno spuntino leggero), il Koicha (tè denso) e l’Usucha (tè leggero). Nella vita di tutti i giorni la cerimonia viene normalmente ristretta all’Usucha, mentre nelle occasioni importanti le tre fasi vengono rigorosamente rispettate, facendo riferimento ad un codice di etichetta estremamente rigido che regolamenta tutto, dalla disposizione dei posti al numero dei giorni di anticipo con cui invitare gli ospiti, fino al rituale lavaggio delle mani prima di accedere alla sala da tè. Tali regole nascono per far si che nulla turbi la serenità della cerimonia. Il Koicha prevede che tutti gli ospiti bevano dalla stessa tazza, un paio di sorsi a testa. L’Usucha prevede invece che l’ospite beva tutta la tazza di tè, poi la restituisca al padrone di casa che, dopo averla lavata e asciugata, la riempie nuovamente per servire l’ospite successivo.
Grazie allo sviluppo del teismo o Chanoyu, ovvero del culto del tè, fu dato grande impulso in Oriente all’arte di produzione della ceramica. Sono nate molte scuole di ceramisti, delle quali una delle più apprezzate è certamente la scuola Raku, originaria di Kyoto.
Il servizio da tè orientale è molto diverso da quello occidentale. In ceramica spessa, non presenta decorazioni particolari salvo l’invetriatura e la forma data all’argilla. Queste due caratteristiche creano un gioco di colori naturali che ne costituisce l’unica decorazione. La teiera e le tazze sono robuste, dalle linee sobrie. Le tazze sono senza manico per essere rette con entrambe le mani.
Fase importantissima della cerimonia è infatti il chinarsi sulla tazza, atto che rappresenta introspezione e raccoglimento su se stessi. Per tradizione, alla cerimonia del tè si partecipa indossando il kimono o al limite lo yukata, a simboleggiare il rispetto della tradizione.
Nella cerimonia del tè in Oriente non si chiacchiera, non si parla ad alta voce e non si perde tempo in discorsi futili. Per educazione si commenta la bontà della bevanda e la bellezza del servizio (prima di bere è obbligatorio ammirare la tazza), ma la conversazione è limitata all’essenziale.
Il tè quindi, rispetto all’Occidente, da incontro conviviale diventa cerimonia, e con la sua sobrietà e semplicità ha nei secoli influenzato in maniera evidente tutto lo stile di vita delle popolazioni orientali, in particolare in Giappone.
Una curiosità. Opportunamente modificate, alcune fasi della cerimonia del tè fanno parte del rituale matrimoniale giapponese.

Per la foto d'apertura si ringrazia http://www.goolliver.com/giappone-cerimonia-te/25617/
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