Il mondo della Fantasy – il genere letterario e cinematografico che ospita draghi, elfi, magia, antichi dei, incantesimi e molti degli elementi che caratterizzano il fantastico – è stato spesso preso in prestito per intitolare ricettari specifici. Tra i tanti ricordiamo La cucina degli Elfi, di Kiki Boni, ed. Macro – 1000 ottime ricette vegetariane, ma gli Elfi sono solo nel titolo – e A tavola con gli Hobbit, di Luisa Vassallo e Cinzia Grogorutti, un’interessante tesi di laurea delle ricette di cucina inserite da Tolkien ne Il Signore degli anelli, pubblicata da Ancora, che però parla soprattutto della cucina di Tolkien e delle ricerche del grande scrittore inglese in proposito. Poi ci sono Gli gnomi mangioni, di Lina Spinazzè, ed. Kellermann: ricette per bambini molto appetitose… ma anche qui gli gnomi abitano solo il titolo.
Così, quando una decina di anni fa mi venne in mente di raccogliere i saperi delle donne della Bassa Val di Susa e le ricette povere adatte alla sopravvivenza nei tempi durissimi della fine della civiltà alpina, ero lontana dall’idea di scrivere un ricettario, perché non sono un’esperta né una cuoca, ma solo un’appassionata collezionista – e mia madre prima di me – di ricette. Ma anche una grande lettrice di Fantasy… Così, man mano che procedevo nella raccolta delle ricette povere della montagna e le univo alle ricette di parenti piemontesi e sardi, e di amici cubani, norvegesi, olandesi e di tanti altri paesi, la bellezza della Val di Susa più nascosta, quella con radici nella preistoria e alberi di castagni, betulle, faggi mi ha suggerito di rendere le ricette una sorta di racconto fantasy.
Nel primo volume, pubblicato nel 2008, Ricette dalla Terra degli Elfi, ho immaginato che un vecchio Elfo regalasse alla nipote che sposa un umano le sue ricette di famiglia, e che il vecchio Elfo abitasse vicino a una fonte della bassa Val di Susa, la cui acqua pare abbia grandi virtù curative: antipasti, primi, contorni fino a marmellate e liquori sono diventati il pretesto per parlare di ambiente, cibi sani, rispetto per la natura e tutti gli esseri viventi, armonia, condivisione. I miei Elfi sono pastori e agricoltori, attaccati alle tradizioni di famiglia e grandi amanti del cibo, della musica e delle storie, così nel libro ci sono anche alcuni racconti con gli Elfi protagonisti. 350 ricette vegetariane (non potevo immaginare Legolas che mangia Tippete!) tutte precedute da una finta introduzione elfica che a quanto pare è una delle molle che fa sì che il libro sia apprezzato anche da chi non ama cucinare. Durante una delle presentazioni un signore mi chiese se non potevo pensare anche agli Orchi, notoriamente carnivori, così, dopo una lunga gestazione, qualche mese fa ho pubblicato, sempre per l’editore Pintore, Ricette dalla Terra degli Orchi. Questa volta le ricette di famiglia e degli amici sono state scelte soprattutto in base agli ingredienti, quindi carni e pesci (ma non ho saputo resistere ai tanti dolci…), dai medaglioni di fegato in gelatina (ricetta di zia Bianca, cuoca dai 12 ai 98 anni della sua lunga e lucida vita) al paté di aringa passando dal boeuf en daube alla zuppa goulash alla semplice trota alle mandorle, senza dimenticare verdure e dessert, naturalmente.
Questa volta il mondo è quello dei Rorch, una particolare versione degli Orchi, che vivono liberi senza il concetto né di famiglia né di stato, i cui piccoli sono allevati in comunità e che passano la maggior parte della loro vita adulta da soli, a vagare, a studiare astrologia e a cucinare gli animali che riescono a uccidere cacciando, piuttosto che frutti, bacche e erbe spontanee: i miei Rorch non conoscono agricoltura o allevamento, nessuna forma di sfruttamento, né di loro simili né di animali. Anzi, rispettano gli animali non solo per la consapevolezza che siamo tutti espressione di una stessa forza, ma perché da loro viene una delle massime forme di sostentamento.
Essere onnivori infatti non ci esime dal fare attenzione a quello che mangiamo e, se è un animale, a come è trattatto e come ha vissuto: un conto è cibarsi di un animale che si è cacciato personalmente per necessità, un conto è quando noi, ipernutriti, compriamo polli, vitelli o qualsiasi altro animale vissuto malamente in allevamenti intensivi, a un costo al kg a volte inferiore a frutta e verdura… Per avere un’idea della situazione provate a leggere Se niente importa, di Jonathan Foer: è un libro che, a mio avviso, può aiutarci a diventare onnivori consapevoli.
In tutti e due i libri ho voluto inserire ricette molto semplici, spiegate in modo chiaro passo dopo passo, per facilitare anche chi non ha molta dimestichezza con i fornelli o proprio detesta cucinare ma è costretto a farlo. Tutte le ricette sono testate e tutte possono essere variate dalla propria fantasia: durante le presentazioni ho scoperto che sulle ricette ogni persona ha qualcosa di interessante da dire, non c’è timore reverenziale o imbarazzo, e si crea un ottimo clima: potenza e energia del cibo. E Elfi, Orchi, altre strane creature che non sto qui a descrivere, tutti amanti di pranzi in compagnia, sono ottimi ambasciatori del buon mangiare sano e goloso.
Ecco alcune semplicissime ricette degli Elfi:
Spiedini della Terra di Mezzo
250 gr. di emmenthal
7 o 8 fette di ananas fresco o conservato al naturale
cipolline sott’aceto
olive denocciolate
Avvolgete nella carta stagnola un pompelmo o un’arancia o una mela, a piacere.
Preparate degli stuzzicadenti e infilzateli in quest’ordine: un pezzetto di ananas, un pezzetto di emmenthal, una cipollina o un’oliva.
Piantate gli spiedini così ottenuti nella frutta ricoperta di carta stagnola, alternando olive e cipolline in modo da dare l’idea di un istrice multicolore.
Mangiate in un sol boccone, in modo che i gusti si fondano nel palato.
Zucchine a freddo
1 kg di zucchine
3 spicchi d’aglio
1 cipolla
20 foglie di basilico
4 chiodi di garofano
2 bicchieri grandi di olio
1 bicchiere grande di aceto bianco
2 cucchiaini di sale
2 cucchiaini di zucchero
Tagliate le zucchine per il lungo in modo da ottenere dei tronchetti. Ponete tutti gli ingredienti a freddo in a pentola adatta, coprite e portare ad ebollizione. Fate bollire per cinque minuti, spegnete e lasciate raffreddare. In frigorifero si conservano per parecchi giorni.
Se si desidera conservarle per l’inverno porre le zucchine ancora calde in vasi a chiusura ermetica.
Grappa aromatica
1 l. di grappa (o rhum)
1 arancia a cui saranno stati praticati 44 buchi
44 zollette (o 44 cucchiaini) di zucchero di canna
44 chicchi di caffè
2 cucchiai di miele
2 baccelli di vaniglia
Mettete tutti gli ingredienti in un capace vaso a chiusura ermetica. Tenete al caldo e scuotete il vaso tutti i giorni per 44 giorni.
Filtrate con filtri di carta e imbottigliate. Si può bere subito.
Ecco altrettante ricette dei Rorch
GIRELLO ALLA SENAPE
Un pezzo di girello di bovino adulto
Un tubetto di senape
Qualche cucchiaio di farina
Spalmate di senape il girello da tutti i lati e spolverate tutto il pezzo con la farina bianca. Lasciate insaporire, poi dopo qualche ora infornate a forno già caldo a 200° per un’oretta, quindi tagliate a fettine tutto, senza togliere la crosta.
Servitelo accompagnato con patate alla crema, preparate facendo sbollentare le patate sbucciate, tagliate a fette spesse, messe in una teglia e coperte con la panna: fatele cuocere in forno fino a cottura.
GAMBERI CON ZUCCHINE
½ kg di gamberi
5 zucchine
2 manciate di fiori di zucca
3 spicchi d’aglio
Olio extra vergine d’oliva per friggere
Fate dorare gli spicchi d’aglio in abbondante olio, quindi toglieteli dalla padella e buttateli. Nel frattempo prendete dei bei gamberi scongelati e sgusciati abbastanza grossi, incidetene la “schiena” per togliere il filo nero e fateli rosolare per due minuti nell’olio insaporito con l’aglio. Togliete i gamberi dalla casseruola e metteteli da parte.
Nel loro sugo di cottura fate friggere pezzi di zucchina e di fiori di zucca precedentemente lavati, salate e portate a cottura. Quando le zucchine e i fiori sono pronti aggiungete i gamberi e fate insaporire.
E’ un piatto che si può gustare freddo oppure si può scaldare per usarlo come condimento per la pasta asciutta. In questo caso potete anche aggiungere della panna per rendere il sugo più fluido.
MACEDONIA D’UVA
2 grappoli di uva bianca
2 grappoli di uva nera
1 dl di freisa (o altro vino rosso leggero e secco)
1 cucchiaio di zucchero
2 cucchiai di noci a pezzetti
Cercate dell’uva con la buccia fine e pochi semini, se possibile. Lavatela molto, molto bene, sgranatela e mettetela in una ciotola.
Mescolate il vino con lo zucchero e le noci e versate il tutto sui chicchi d’uva.
Amalgamate bene e fate insaporire in frigo per alcune ore.
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