Le curiosità eno-gastro-psicologiche non finiranno mai di stupire. E’ di questi giorni infatti la notizia più che mai originale dei risultati di una ricerca della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago che ipotizza una correlazione tra obesità e assidua pratica religiosa.
Secondo questi stimati ricercatori, chi frequenta molto gli ambienti religiosi (senza discriminazioni di Credo) ha il doppio del rischio di altre persone di sviluppare problemi di obesità in futuro.
La ricerca, a differenza di molti studi falsati da campioni inadeguati di popolazione, ha osservato per ben 18 anni i cambiamenti corporei di più di 2400 persone dai 20 ai 32 anni di età, scelti tra i diversi Stati degli USA e da diverse estrazioni sociali e culturali.
Il dato è inoltre avvalorato dalla considerazione che nella fascia sud-orientale degli Stati Uniti si ha un tasso di obesità della popolazione in proporzione maggiore rispetto a quella settentrionale. In questi Stati del Sud-Est si ha anche la maggior concentrazione di religiosi.
Resta un mistero il motivo di questa strana correlazione. I ricercatori possono solo avanzare delle ipotesi per spiegare come possa essere influenzata l’obesità dalla vita religiosa.
Si sa che i devoti e gli assidui praticanti tendono a ritrovarsi settimanalmente in riunioni di preghiera alla fine delle quali generalmente viene offerto un rinfresco.
Si aggiunga poi che il tenore di vita delle persone religiose tende statisticamente ad essere più elevato di altre.
Il tutto fa sì, ma stiamo parlando sempre a livello ipotetico, che si instaurino abitudini alimentari e di vita che portano a mangiare molto, abbondando soprattutto con gli zuccheri, e ad una vita piuttosto sedentaria.
Il problema dell’obesità si presenta dopo i 40 o 50 anni e, come si sa, porta con se il rischio di seri problemi di salute quali cardiopatie, diabete, tumori.
C’è quindi da preoccuparsi per la nostra salute se siamo molto praticanti a livello religioso? La risposta viene ancora una volta dalle ricerche e tranquillizza chi ha scelto di vivere religiosamente la propria esistenza.
Ad un aumento percentuale di rischio di obesità corrisponde in realtà un’aspettativa di vita maggiore rispetto a quella di chi non è un fervido credente. Questo è dovuto alla salutare poca propensione ai vizi che hanno le persone religiose. Il Credo, con i suoi insegnamenti più o meno comuni a tutte le religioni, tiene lontani i fedeli da tossicodipendenze, abusi di alcol e fumo, limitando così i dannosi effetti che queste sostanze hanno sulla salute.
La morale di queste ricerche è: se volete una vita lunga e sana e siete atei o poco praticanti smettete di fumare. Se siete ferventi religiosi lasciate l’automobile a casa e camminate fino al luogo del vostro culto. La salute, in entrambi i casi, ne gioverà.
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La strana scoperta del rapporto tra preghiere e obesità
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Il cibo in testa