La nostra sociètà è davvero piena di contraddizioni. Siamo capaci di slanci di generosità eroici quanto di atti di egoismo estremi. Possiamo scalare vette di 8000 metri senza essere capaci di andare al bar nel quartiere vicino senza automobile. Siamo in contatto con migliaia di persone attraverso internet, ma non conosciamo il nome del nostro vicino di casa.
Così nella stessa società facciamo convivere il controllo assoluto della fame o la totale mancanza di controllo su di essa. Anoressia e bulimia, due facce della stessa medaglia, due disfunzioni di quello che è uno dei bisogni primari dell’uomo: il nutrirsi.
La persona con problemi di bulimia non è in grado di controllare la sua fame. Mangia a qualsiasi ora e qualsiasi cosa.
Compra grandi scorte al supermercato di ogni genere alimentare, abbondando soprattutto con i dolci e divora tutto in un tempo brevissimo. Non importano più le associazioni di cibo: dolce e salato vengono trangugiati assieme e senza nessuna logica e ordine.
Il bulimico è capace di mangiare un cioccolatino assieme ad un’acciuga e può per fino mangiare semplice farina, se non trova niente altro in casa per colmare quel vuoto che sente dentro di sè. Inutile poi aspettare che i cibi si cuociano, meglio mangiarli crudi, ma subito.
L’abbuffata prosegue fino a quando, inesorabili, si presentano i sensi di colpa. Angosciosi e più gravosi del peso allo stomaco del bulimico. A quel punto è inevitabile cercare di porre rimedio a ciò che si è fatto.
Nascondere e buttare le numerose confezioni vuote di brioches e cioccolatini non è sufficiente per togliere la colpa. Comincia così il rito purificatore del vomito autoindotto e dei lassativi. Il bulimico si impone il digiuno al pranzo, salvo poi crollare all’ora di merenda e ricominciare così l’abbuffata in un ciclo che sembra non avere fine.
Difficile che il problema venga alla luce prima di lunghi anni.
Nel momento in cui la persona collassa per lo scompenso degli elettroliti e per i valori sballati delle sostanze nutritive nel corpo allora ci si accorge del disturbo a lungo ignorato. I familiari infatti tendono a trascurare i sintomi e il bulimico, a differenza dell’anoressico, che fa quasi bandiera della sua forza di volontà nel non mangiare, fa in modo di nascondere il suo disturbo.
Al supermercato compra cappellini di carta e fischietti colorati per far credere che l’enorme quantità di cibo servirà per una festa. Non lascerà mai incarti vuoti di alimenti in casa e cederà alla fame incontrollabile solo quando è solo.
Essere solo, ecco uno dei motivi scatenanti del disturbo. La solitudine è ciò che crea quel vuoto incolmabile dentro il bulimico. La sensazione di “buco” che si cerca di riempire fisicamente, ma che ovviamente andrebbe colmato con affetto e una maggior autostima.
Ed ecco che la cura di questo angoscioso e gravoso problema passa attraverso una nuova concezione di sé e una ricerca più fruttuosa di affetti e soddisfazioni.
Ricondurre la fame all’amore e non al cibo è la soluzione e la via per una nuova concezione di mangiare.
Guarire dalla fame, insomma, si può.
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Bulimia, fame di vita.
Anoressia e bulimia, due facce della stessa medaglia.
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Il cibo in testa