Archivio Storico 2011-2017

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Ricercate vive o morte

16 Marzo 2011
Modelle e anoressia
Ci risiamo: come periodicamente accade ritornano le sfilate, la moda, le passerelle i vestiti e gli accessori vari.
I telegiornali di tutte le reti non mancano mai di proporci i servizi su questo o quello stilista, sui retroscena, sulle curiosità che avvolgono e rendono ancora più scintillante il mondo della moda. Assieme a tutto questo splendore patinato ogni volta si riaccendono immancabili le polemiche sulla magrezza delle modelle. La parola che più ritorna nei discorsi è “taglia”.
Io, chissà perché, la parola “taglia” l’ho sempre associata a qualcosa che aveva a che vedere con far west e pistoleri. Mi ha sempre dato l’idea di qualcosa di importante e da ben valutare, ma sempre legata a qualcosa di pericoloso e a volte mortale. A ben pensarci niente di diverso da quello che significa oggi per la moda. Casi di modelle licenziate per una taglia in più, casi ben peggiori di ragazze arrivate al collasso e talvolta alla morte per una taglia in meno. Qui si fa largo allora l’altra parola spaventosa e rifiutata: anoressia.
Chi è un anoressico? E’ una persona che è così legata all’etereo da volersi disfare della propria materialità, a partire dal proprio corpo.
Le teorie psicologiche spiegano l’origine del problema colpevolizzando madri troppo oppressive. Il rifiuto del cibo diventa così il simbolo del rifiuto del seno materno e dunque della madre stessa.
Le persone con problemi di anoressia sono in genere iperattive. Sembra abbiano energie infinite e non stanno ferme mai, facendo mille attività e addossandosi mille impegni. Amano le coccole e le attenzioni degli altri, ma tollerano poco il contatto fisico. Non sono capaci di vedere il loro corpo per quello che è: un semplice scheletro rivestito di pelle. Messe davanti ad uno specchio inutilmente cercherete di far ammettere loro che sono oramai quasi trasparenti.
Ricordo il caso da me seguito in terapia di una ragazza con questo terribile disturbo dell’alimentazione. Mi confessò che fosse stato per lei sarebbe andata in giro vestita di specchi. Un bel modo per far sì che la gente non vedesse la persona che aveva di fronte, ma vedesse solo la propria immagine riflessa.
La percezione che la terapia stava andando a buon fine l’ebbi quando la paziente mi annunciò di aver riscoperto, dopo anni, il piacere di alzarsi al mattino e assaporare una profumata tazzina di caffè zuccherata.
“Assaporare”, la parola chiave. Gustare ogni boccone di cibo ingerito senza pensare alla quantità calorica dello stesso. Una conquista non da poco per chi disprezza così tanto l’atto di alimentarsi da arrivare ad odiare visceralmente ogni pasto.
Ripenso così alla mia strana associazione del termine “taglia” al far west. In un sogno mi vedo parlare concitatamente con un pistolero braccato dall’integerrimo sceriffo con i baffoni e la stella luccicante sul petto. Nell’angoscia dell’attesa dello scontro finale sotto il sole di mezzogiorno, lui nel sogno mi dice: “Ho sulla testa una taglia di 200 dollari”. Mi sento rispondere: “Io ho una taglia 38!” e il pistolero: “Allora sto meglio di te”. Urlando mi sveglio, felice di ritrovarmi nelle mie comode e abbondanti misure, mi alzo e vado a fare colazione.

Foto tratta dal catalogo Gymnasium PE 2010
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