Da tre anni a questa parte hanno gridato tutti allo scandalo: gli italiani, dalle statistiche, risultavano buttare nella spazzatura ogni settimana il 30% delle provviste alimentari acquistate.
Sono state fatte campagne contro gli sprechi, sono nate iniziative davvero lodevoli da parte dei venditori (penso all’Ikea che da la possibilità di portare a casa il cibo avanzato nella “doggyBag”, ad alcuni Autogrill che trasformano i resti in concime per le Oasi WWF, ad Auchan e Simply Market che donano i prodotti vicini alla scadenza ad enti di volontariato che li distribuiscono alle famiglie disagiate).
Fino ad oggi i toni della polemica italiana sugli sprechi sono stati sempre molto accesi e, per lo più, in accordo con quelli mondiali. La FAO stima che nel mondo ogni anno vengono buttati via 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti. Un dato che è una sberla a chi muore di fame nei Paesi più poveri.
Gli sprechi riguardano sia le perdite a monte della filiera agroalimentare (in fase di semina, di coltivazione, di raccolta, di trattamento, di conservazione e di prima trasformazione agricola) sia quelli in fase industriale e domestica (trasformazione, distribuzione e consumo).
Lo spreco riguarda anche l’acqua: nel 2012 sono andati sprecati inutilmente 1.226 milioni di metri cubi solo in Italia.
Partendo da questi dati davvero poco incoraggianti fa piacere la denuncia della Fondazione Sussidiarietà del Politecnico di Milano: i dati degli sprechi finora attribuiti agli italiani sono sbagliati.
Dallo studio di Milano si evince che lo spreco esiste, ma si aggira attorno all’8% e non al 30% come stimato in passato. Che la crisi abbia influito sulle nostre abitudini facendoci diventare più parsimoniosi? Può essere, ma la verità è che tendenzialmente siamo un popolo attento agli sprechi alimentari. Controlliamo i nostri frigoriferi alla ricerca di cibi in scadenza e tendiamo consumarli prima degli altri prodotti. Siamo disposti a utilizzare alimenti scaduti “se ci sembrano ancora buoni” e ci fidiamo più del nostro naso che delle date impresse sulle confezioni.
Per una volta possiamo dirci soddisfatti del nostro modo di fare. I dati ci portano ad essere tra i meno spreconi d’Europa. E’ un buon inizio, ma la strada contro gli sprechi ad altri livelli (resta ad esempio il problema dell’acqua mal utilizzata) è ancora lunga e difficile.
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Italiani spreconi? Non è vero
Confutati i dati relativi allo spreco alimentare
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Il cibo in testa