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Pacemaker, la nuova frontiera contro l'anoressia

20 Marzo 2013
Un impianto celebrale per risolvere i disturbi dell’alimentazione
Che la scienza faccia progressi ogni anno è indubbio. La medicina trova rimedi nuovi (o spesso ne riscopre alcuni antichi) che permettono di affrontare sempre più problemi e che cercano di migliorare la vita.
Per una psicologa come me è però difficile immaginare l’applicazione della biotecnologia nella soluzione dei problemi della psiche, soprattutto vista la discussa e abbandonata pratica di somministrare elettroshock nei casi di depressione maggiore, eppure sembra che anche questa barriera sia stata infranta con potenziali buoni risultati.

Dal Canada arriva una per ora piccola, ma promettente ricerca sul trattamento delle anoressie più gravi.
Sono state campione dell’indagine sei donne tra i 24 e i 57 anni, con disturbi cronici di anoressia che non risultavano essere migliorate con nessuna altra terapia nel corso degli anni.

I ricercatori del KrembilNeuroscience Centre e dell’UniversityHealth Network in Canada, guidati da Andres Lozano, hanno ipotizzato che il corpo calloso possa essere implicato in questo disturbo psicologico così come è stato dimostrato essere implicato nei casi di depressione. La sperimentazione dell’inserimento di un pacemaker cerebrale che aiuti i pazienti a migliorare il loro umore ha portato il dr. Lozano a ipotizzare un’applicazione anche sulle persone che soffrono di anoressia.

Cinque delle sei donne su cui è stato applicato il pacemaker cerebrale hanno, nei mesi successivi all’operazione, acquisito maggior massa corporea. Tre su sei hanno migliorato notevolmente non solo il loro peso, ma anche il loro modo di vivere, ritrovando buonumore e voglia di fare.

L’invasività del processo di applicazione del pacemaker è, secondo gli sperimentatori, molto ridotta e il processo è reversibile. E’ quindi eventualmente possibile togliere l’apparecchiatura dopo l’applicazione.

Un campione di sole sei persone è davvero troppo poco per capire davvero se questa nuova tecnologia potrebbe essere risolutiva nel campo dell’anoressia. La mia paura, da brava psicologa, è però quella che, così come è successo per gli psicofarmaci, si arrivi un giorno a curare ogni male dell’anima con un apparecchio elettronico. Non si può prescindere dal conoscere se stessi per stare bene e vivere al meglio la propria vita. Una pillola o un elettrodo possono fare la differenza se non ci sono altre alternative, ma non ci possono portare a capire noi stessi e a batterci per un’esistenza piena.

per la foto si ringrazia http://www.amoyoga.it/una-malattia-tanto-visibile-quanto-misteriosa-lanoressia/
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