Archivio Storico 2011-2017

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Api e ulivi

19 Febbraio 2013
Non solo sulle ali del vento
Era una promessa e le promesse vanno mantenute. Scrissi, poco tempo fa su CavoloVerde, un articolo dedicato ad Olio Officina Food Festival 2013, la bella manifestazione-happening sugli oli evo che si è svolta in febbraio a Milano con l'attenta e precisa regia dell'amico oleologo, giornalista e scrittore Luigi Caricato. Nel pezzo (che si può leggere qui: http://www.cavoloverde.it/public/articoli/eventi/dettaglio_articolo.asp?id=1490) avevo anche accennato al tema da me trattato con grande piacere in quell'occasione, affiancato dall'amico apicoltore Gino Belli, grande esperto di mieli e di api, oltre che ottimo oliandolo. Il tema di cui parlammo a Milano era la magica sinergia che lega api e ulivi, aspetto quasi sconosciuto ai più e del quale mai si era parlato in un evento legato all'olio evo. Avevo promesso di raccontarvene, amici lettori del CavoloVerde, ed eccomi a farlo.

Una domanda.

La domanda è: perché l'ulivo vive così a lungo? L'ulivo è un albero - un essere vivente vegetale - che io definisco "geniale". È dotato, tra i tanti alberi terrestri, di grande intelligenza vegetale. È questa una delle forme di intelligenza "strane-diverse" esistenti in natura. Certo diversa dalla nostra "umana", ma con la stessa dignità, lo stesso valore; degna dello stesso rispetto. La neurobiologia vegetale è la scienza che la studia. È questa stessa intelligenza che permette all'ulivo di essere, tra gli alberi, uno dei più longevi in assoluto. Non è raro infatti trovare ulivi che da più di 5-600 anni vivono in uno stesso luogo. A volte arrivando a mille anni e più. L'ulivo è una pianta talmente intelligente e diplomatica, attenta e sensibile, saggia e preveggente, che riesce a protrarre nel tempo il suo accordo con i luoghi in cui vive stando ferma con un'abilità straordinaria. Capisce e legge, con le proprie radici e i propri sensi misuratori, almeno una ventina di parametri dei luoghi in cui prospera, riuscendo così a tessere un dialogo unico e speciale tra sé e i suoli che lo sorreggono. L'ulivo lo fa sia come singolo albero che come comunità di alberi: l'uliveto. Un dialogo fitto che gli garantisce una lunga vita armoniosa e che gli dà una forza e una resistenza che pochi altri grandi alberi hanno.

Una premessa.

L'ulivo è anche, ricordiamolo, un sempre verde. Dorme poco, è albero vigile, attento. Vive molto bene in comunità, in comunione direi. Scambia informazioni precise con i suoi simili, costruisce una specie di rete web naturale sotterranea, tipica dei grandi boschi immortali. È un albero, l'ulivo, che ha anche deciso come specie, milioni di anni fa, di avvalersi nelle sue fasi annuali di passione ed innamoramento del vento.
Scientificamente l'ulivo è un essere vegetale anemogamo: si affida al vento per i suoi amplessi. Al vento demanda il trasporto della sua essenza più preziosa e vitale: il polline. L'ulivo affida non una lacrima, ma i suoi pollini al vento. Il vento fa da potente messaggero d'amore. Sovraintende all'amplesso tra i fiori d'ulivo.
Affidandosi al vento, l'ulivo ha deciso, forse anche per questo, di sviluppare così tanti fiori, 20-25 ogni stelo, così da aumentare le probabilità di riprodursi con successo. Ma il vento è mobile, lo sa bene la piuma. Cambia spesso idea, forza, direzione. Per questo spesso il grande sforzo "pollinifero" dell'ulivo porta ad avere pochi frutti da innumerevoli fiori. Poche le olive che andranno a sviluppo completo rispetto ai fiori. L' uomo-oliandolo si è da sempre trovato di fronte, insieme ai propri ulivi, a questo problema, alla volubilità del vento e del clima che influenzano il numero delle olive che alla fine potranno produrre ciò che a lui preme di più: l'olio da olive. Salutare, buono, profumato.

Ecco che a questo punto, in questo ragionare sulla "casualità dei venti negli oliveti", entrano in gioco nella nostra storia nuovi e impensabili attori. Entrano cavalcando felici e intelligenti intuizioni. Ecco perciò da una parte le api, esperte di volo e di dominio del vento ed anche espertissime di pollini. Dalla stessa parte ecco apparire nel nostro racconto anche gli apicoltori, pastori di api; api alle quali viene chiesto da millenni da parte dell'uomo-apicoltore un altro cibo sacrale: il miele. Ma se improvvisamente oliandoli e apicoltori si incontrassero? O se, meglio ancora, un apicoltore divenisse anche oliandolo e le conoscenze in gioco si sposassero incrociandosi, cosa succederebbe? Succederebbe che l'apicoltore metterebbe in gioco conoscenze che l'oliandolo nemmeno immagina. Succederebbe che l'ulivo finalmente godrebbe di questo novello dialogo tra abilità umane, dialogo che a lui porterebbe solo beneficio.

Come? Ve lo spiego subito.
Dicevo poco sopra dell'ape esperta di pollini. Ma fino a che punto? Fino al punto da aver imparato in millenni di vita ronzante a coltivare, nelle vicinanze delle loro cellette da pollini, (parte proteica fondamentale nell'alimentazione delle larve di ape), ben otto tipi diversi di fermenti lattici e tre tipi di lieviti per impedire ai pollini ed a loro stesse il disastro: la putrefazione, come facilmente accadrebbe per le proteine nel caldo umido degli alveari. Fino al punto anche che prima di uscire dall'alveare per andare a bottinare pollini, dalle api molto ricercati, l'ape fa una piccola scorta di nettare fresco che trasporta nelle sacche melarie, nettare che le servirà per togliere i pollini dalla loro secchezza abituale permettendole così di appallottolarli benissimo per il trasporto in volo. Un polline umido di nettare diviene molto più appiccicoso, e se diviene appiccicoso si attacca facilmente, e se la stessa ape visita migliaia di fiori della stessa tipologia, senza mai cambiare fiore nello stesso giorno, quel polline dove si attacca agisce, feconda, ingravida. Così, se le api volano tra i fiori degli ulivi in amore, sempre e solo tra gli stessi fiori come solo loro sanno fare, il numero delle olive finali sane e prodromiche di futuri oli aumenta. Questo è ciò che avviene. Questo è ciò che in pochi sanno. Gli ulivi ringraziano, gli oliandoli anche. Le api hanno fatto il loro piccolo miracolo. Mettete alveari nei vostri uliveti, "…mettete fiori nei vostri cannoni…".

Avverranno piccoli miracoli vegetali che le api compiono volentieri. Questo abbiamo detto a Olio Officina. Stupore, curiosità, tante domande. Vedremo, credo, bellissimi sviluppi.
primi sui motori con e-max.it
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