'L'Italia nelle morsa del gelo. Gelo, ghiaccio ed ancora neve: l'Italia è sotto zero. Allerta maltempo per neve e gelo'.
È la rassegna stampa dei giorni passati e, secondo le previsioni meteo, di quelli a venire, almeno per una settimana, o forse più.
'Fioccano' i consigli per ripararsi dal freddo e per arginare il mantello siberiano che ci sta avvolgendo in questa fase di inverno tardivo.
E perchè non tentare di affidare la funzione taumaturgica a un po' di musica (di quella giusta...) e a un brindisi in compagnia?
Ritrovo nella tarda mattinata di una nevosa domenica alla Chiesa dei Domenicani, gioiello incastonato all'interno delle mura scaligere di Soave, lungo la strada che conduce al Castello, edificio risalente al 1443, con annesso convento, fortemente voluto dai padri domenicani. Attraversò nei secoli vicende alterne, fino al 1871 quando il convento fu venduto dal Comune e andò poi distrutto. La chiesetta divenne, nel frattempo, oratorio pubblico, in poco tempo apparentemente destinata a totale abbandono.
Fortunatamente, nel corso degli anni ottanta, fu intrapresa un'encomiabile opera di restauro che ne garantì il salvataggio, ridando nuova vita a questo straordinario luogo, intriso di storia e di fascino.
L'occasione dell'incontro è la presentazione del programma annuale dell'associazione ItaliaSoave, recente realtà che ha l'obiettivo di promuovere la cultura enogastronomica: l'ospite è Massimo Florio, giovane fisarmonicista e compositore, insegnante e concertista, ragazzo dal viso pulito e solare, di quel sole del quale sprizza raggi da ogni 'bottone' della tastiera magica.
Apre il concerto con alcuni suoi brani, dalla 'Canzone n.1' (appunto, la prima creatura, in ordine di tempo) fino alla più recente, di pochi giorni fa, 'Klez', un mix di musiche ebraiche, latine, tango, rivisitate secondo uno stile personale.
A mano a mano che l'atmosfera nella chiesetta si riscalda, l'artista si abbandona - e ci fa abbandonare - alla sua iniziale passione, il tango argentino, ripercorrendo i pezzi più celebri della tradizione e scatenando applausi ed emozioni.
Non rimane che mantenere l'anima surriscaldata con un calice di bollicine, brindando ai nuovi progetti dell'associazione e all'auspicato ritorno di una temperatura più mite.
Esperimento riuscito, quindi...
Del resto, come si rinviene nei taccuini di Chehov, 'Vino e musica furono sempre per me il miglior cavatappi'.
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