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Al di la del bene... E dell'olio

07 Febbraio 2012
Da Olio Officina Food Festival un fermento di idee
No, tranquilli, nessuna intenzione di scomodare Nietzsche in queste pagine di cibo e benessere, ma solo una provocazione del parafrasare, un prendere spunto tematico da colui che scrisse pagine famose sull'andare oltre, verso sconosciuti punti di vista, altri modi di vedere il mondo. Vorrei partire da questo concetto per alcune considerazioni sulla recente, bella e innovativa proposta fatta a Milano da Luigi Caricato con il suo Olio Officina Food Festival.
Io c'ero. Nella giornata centrale, quella di sabato, ed è stata una bellissima occasione per incontrare parecchi amici e amiche giornalisti che scrivono di olio e di cibo in genere, ma anche l'occasione per cogliere al volo una nuova e interessante proposta mediatica che ha posto domande centrali sul come si potrà strutturare la nuova comunicazione dell'olio di olive nel futuro. Nel nostro paese, e a livello internazionale.
Direi che O.O.F.F. ha colto nel segno.
È stato un primo e centrato esempio per parlare di olio da olive in maniera... innovativa. Si sono ritrovati a Milano, al Giureconsulti, insieme e in nome dell' olio da olive, arte, informazione, gusto e letteratura. Un modo decisamente nuovo per leggere, raccontare, fotografare e descrivere la vita di un condimento, l'olio extra vergine di oliva, che nel futuro dovrà subire una indispensabile e necessaria trasmutazione che lo porti ad una nuova vita, per farlo passare da comparsa silente di un piatto (condimento) a primo attore nello stesso e nella cucina (ingrediente).
Non voglio adesso in queste righe, dopo una settimana dall'evento, fare la cronaca delle giornate milanesi di O.O.F.F.
Già parecchie testate e bravissimi colleghi l'hanno fatto, citando i nomi famosi degli chef presenti, i laboratori del gusto strapieni, gli autori e gli scrittori ecc. Quello che vorrei invece fare è focalizzare il mio scrivere sugli aspetti che secondo me hanno caratterizzato l'evento e che dovranno caratterizzare il dopo O.O.F.F.
Innanzitutto la sua vocazione ad essere un evento in divenire, non certo un unicum. Come ha giustamente detto in apertura della giornata di sabato Luigi Caricato, questo è stato un primo passo al quale dovranno seguire dibattiti e applicazione di azioni concrete per cambiare rotta nel modo in cui noi, tutti noi: giornalisti, chef, scrittori, venditori, ristoratori sentiamo, comunichiamo, ragioniamo e ci rapportiamo con l'olio da olive. Questo regalo grasso e dorato che la natura ha fatto al nostro paese, dandogli la possibilità, unico paese al mondo, di poter suonare con le tonalità di un'orchestra vegetale che vede in organico ben 538 musicisti.
Le nostre 538 cultivar di olivo, la più grande orchestra del gusto arboreo-oleoso del mondo. Credo che questa orchestra meriti i più grandi direttori d'orchestra e anche gli strumenti migliori. Questo per innalzare verso tutti i potenziali consumatori una musica di aromi e sensazioni nuove, limpide, sorprendenti, musica di aromi e profumi diretta a un mondo che ancora poco conosce di, e su, questo straordinario alimento.
Credo che sia un compito che è stato affidato all'Italia e ai suoi produttori di olio da olive dalla natura e dalla vita. È una responsabilità che dovremo prenderci, insieme a quella di spiegare e far conoscere al mondo i nostri vini, i nostri mieli, le nostre Ferrari, la nostra arte immensa e unica e i nostri terroir. Per far questo però non possiamo che partire da una condizione indispensabile: la nostra cultura e preparazione sul tema non dovranno aver uguali. Noi italiani, tutti, da chi scrive a chi usa, da chi produce a chi vende, da chi promuove a chi racconta, da chi inventa in cucina a chi disegna etichette delle bottiglie e perfino chi produce in vetro le bottiglie stesse, dovremmo essere, diventare, maestri del prodotto che sta al centro di tutto questo fare: L'olio da olive. Dovremo tutti saperci ungere come fanno i nostri piccoli e anche grandi oliandoli; conoscere nomi, carattere e pensieri dell'olio da olive e dei nostri ulivi.
Non dovremo più permettere che nelle ricette e nei ristoranti e nelle nostre cucine circoli l'anonimato dell'olio. Dovremo infine poi, secondo me, riuscire a trovare anche il modo per cui l'olio non sia più un puro costo per chi lo deve e vuole proporre nelle ricette e sulle tavole, ma divenga un guadagno, come lo è già il vino, per il quale nessuno si sognerebbe di tralasciare nome e cognome al momento della proposta. Chi ha tanta ricchezza di cibi, aromi e terroir, come noi in Italia, non può e non deve permettersi di sprecarla annegandola in bottiglie anonime e alle quali si dà un valore ridicolo.
Quando tutto vale poco alla fine anche noi umani abbiamo la sensazione di valere poco.
Questa credo sia la sfida che ha lanciato Luigi Caricato nel suo Olio Officina Food Festival. Ci sarà molto lavoro da fare, la strada sarà lunga, ma ogni grande escursione inizia sempre da un primo e semplice passo... come quello fatto a Milano.
primi sui motori con e-max.it
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