Trinox Samoni, ovvero le tre notti di Samonios: questo il nome della ricorrenza che cade in questi giorni ma affonda le sue radici nella storia e nella tradizione culturale dei Celti. Anche se le testimonianze storiche che riguardano le usanze adottate dai Celti per computare il tempo sono scarse - gli unici elementi fanno parte del patrimonio tramandato oralmente e giunto fino a noi in maniera fortunosa – sappiamo che dividevano l'anno in due metà, come se fossero due grandi stagioni: il buio e la luce. Samonios per i Celti continentali (o Samhain per quelli insulari) era la festa che dava il via alla metà oscura; la sua controparte, Beltane o Beltaine, decretava invece l'inizio della metà dominata dalla luce e si festeggia alla fine di marzo. Fra questi due giorni magici e profondamente mistici cadevano le altre due festività, Imbolc a inizio febbraio e Lughnasadh a inizio agosto. L'anno celtico veniva così diviso in quattro parti uguali, ciascuna ulteriormente ripartita tra i solstizi e gli equinozi, conosciuti come i quattro 'Albans'. Ogni festa o solstizio era sempre accompagnata da grandi fuochi perché presso gli antichi Celti, come per le altre civiltà pre-cristiane e pagane, il fuoco era la manifestazione fisica della divinità, della verità e della luce.
Samonios decretava dunque l'inizio dell'inverno e la fine dell'anno pastorale, ma era legato anche al culto dei morti e dell'aldilà. Le leggende narrano che nei tempi antichi in Irlanda a Samhain si spegnevano tutti i fuochi domestici, che poi venivano riaccesi dal grande fuoco dei Druidi durante la cerimonia. Da esso i membri di ciascun clan attingevano accendendo le loro torce, che poi portavano nel focolare domestico per propiziare il nuovo anno iniziato e benedire il raccolto, il clan stesso e onorare gli Dei. Ma come detto Samonios aveva anche un lato legato al mondo dei morti: era infatti il tempo dove il 'velo' fra questo mondo e l'Altro (il Sìdh) era più sottile e quindi gli spiriti dei morti – ma anche i mortali - potevano passare liberamente da una parte all'altra. Samhain era il momento giusto per prevedere il futuro.
In questi giorni Halloween è un argomento molto popolare. Ma dietro il suo volto più spettacolare e consumistico si nasconde, in realtà, la nostra antica Samonios. Secondo i calcoli basati sul Calendario di Coligny (scoperto in Francia nei pressi di Lione nel 1897 e risalente al II sec. d.C.), la festività dovrebbe cadere ora attorno al 14 novembre in quanto la misura del tempo per i Celti non era fissa come al giorno d'oggi ma si basava sulle fasi lunari. Al giorno d'oggi, per comodità, festeggiamo Samonios – come appunto Halloween - la notte tra il 31 ottobre e il primo novembre.
Il cammino che ha portato Samonios a trasformarsi in Halloween è stato ripercorso da Elena Percivaldi (http://www.cavoloverde.it/public/articoli/cronaca/798-da-samonion-ad-halloween.asp). Io vorrei invece soffermarmi sull'aspetto conviviale che accompagnava sempre le feste celtiche. Il banchetto era infatti per loro una componente imprescindibile: era aggregazione, momento per scambiare doni, instaurare alleanze, persino per sposarsi. Zuppe a base di carne, pesce e verdura oltre che di cereali sommate a grandi quantità di carne alla brace erano alla base dei piatti presenti nell'alimentazione celtica. E i dolci? Certo, ad Halloween la fanno da padrone: a base di cioccolato ma soprattutto di zucca. Ma a Samonios? Anche tra i Celti vi era il caratteristico 'dolcetto o scherzetto'? Beh, sicuramente no. Però sappiamo che anche i Celti avevano il palato per il dolce. Una tomba gallo-romana di circa duemila anni fa (I sec. a.C.-I sec. d.C.) nella necropoli di Wederath Belginum-Germania, ad esempio, ha restituito dei 'biscotti' straordinariamente ben conservati. Le analisi non hanno consentito di risalire alla ricetta, ma ai singoli ingredienti per realizzarla sì. I francesi Les Ambiani, gruppo di ricostruzione archeologica della seconda età del Ferro, hanno allora cercato di riprodurli azzardando una ricetta per la loro preparazione, ed eccola qua:
Piccoli anelli con miele
Ingredienti:
farina di farro
farina di grano
miele
un cubetto lievito di birra o una bustina di lievito per dolci
acqua
uova
burro o strutto
Miscelate 3 parti di farina di grano e 2 di farina di farro ed unitele al miele con dell'acqua tiepida, aggiungete poi il lievito di birra sciolto, oppure quello in polvere. Lasciate riposare per 30 minuti.
Aggiungete 2 albumi e un quarto di burro o strutto. Impastate bene fino a ottenere un impasto malleabile e non appiccicoso. Regolare con acqua o farina se necessario.
Coprire e lasciare riposare un'ora in un luogo caldo.
Formate poi delle palline delle dimensioni di una noce, appiattitele leggermente e foratele al centro con il manico di un cucchiaio di legno. Ruotate delicatamente il manico a formare un anello.
Infornare per 15/20 minuti su una teglia unta in forno a 200 gradi.
Purtroppo la ricetta non riporta le dosi esatte: bisogna arrangiarsi un po' e provare fino a raggiungere un buon risultato. Però merita di essere sperimentata, riscoperta e tramandata. Anche perché questo dolce, che affonda le sue origini nella tradizione culinaria tardo-celtica o gallo-romana, è legato a un contesto tombale ed è quindi in perfetta sintonia con la festa di questi giorni. E se questi 'anelli con miele' diventassero a tutti gli effetti il 'dolce di Samonios'?
La ricetta originale è pubblicata su:
http://www.les-ambiani.com/photos/gastronomie/cuisine-gallo-romaine.php
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