Mi ero ripromesso, anzi, avevo promesso a Laura Rangoni un pezzo su Vinitaly 2011. Un po' per pigrizia, un po' per snobismo (del Cavolo), ho ritardato la scrittura dell'articolo. Non solo. La mente umana, come sappiamo, lavora 'per immagini'. Ecco, le immagini che ho di quei giorni sono poche e tremendamente affastellate. Ho provato, in quest'ultimo mese, a metterle in fila, ma con scarsi risultati. Ci riprovo, un'ultima volta.
Ho l'immagine del simpatico giardinetto del 'bed end brecfast' di Villafranca (Vr), dove ho trovato alloggio.
Ho l'immagine di Luca Valtolina che mi spiega, con passione e competenza, che il Nebbiolo è un vino che sprigiona eleganza; io, occhio spento e viso di cemento, col capo gli faccio ritmicamente cenni di assenso.
Ho l'immagine di me e altri compari stipati dentro un Mercedes che soltanto il giorno prima, in retromarcia, aveva centrato un palo.
Ho l'immagine di Laura Rangoni, Emanuele Coveri di 'Terre Contese', l'immarcescibile Ghislandi della 'Cascina i Carpini', Patrizia Rampa dell'azienda agricola 'Il Brolo' e altri complici nel corso di un'incursione nottura alla trattoria 'Pegaso', a Gavardo, nel bresciano. Lì ho passato ore splendide e conosciuto due belle persone: Adriano e Simone Liloni. Ho, poi, l'immagine degli amici che, usciti dalla trattoria, mi ripetono: 'Per tornare a Verona, non fare la strada che costeggia il lago, perché ogni due chilometri c'è un controllo della polizia'. Non so, di preciso, che strada ho percorso; so, per certo, che continuavo a lamentarmi del fatto che, alla velocità costante di 60 km/h, in quarta marcia, la mia automobile aveva 'dei vuoti'. A quei 'vuoti', nel frattempo, si è aggiunto un inquietante fumo nero che fuoriesce dal tubo di scarico.
Ho l'immagine di me stesso incarognito perché di notte, cacchio, non si dorme per più di tre ore, e il giorno dopo doccia-colazione-pass per entrare in fiera e boia chi molla!
Ho le immagini, questa volta più vive e nitide, del padiglione riservato alla regione Emilia Romagna, in particolare del festoso triangolo 'sorbarista', cioè Cantina Casolari, Cantina Chiarli, Cantina di Sorbara. Ho provato la medesima bambinesca emozione del turista italiano che, sperduto d'inverno in qualche gelido paesino della Baviera, incontra inaspettatamente un concittadino, un vecchio amico. Festa grande, anche grazie a Daniele Marziali, fornaio anarchico romagnolo, che il penultimo giorno di Vinitaly, dinanzi a una folla estasiata, allo stand riminese ha dato luogo - con la giocosa complicità di Laura Rangoni - a un'epica degustazione 'enorotica' a dita ciucciate.
A parte gli scherzi, per quello che mi compete, Vinitaly 2011 ha dimostrato ancora una volta che il Lambrusco necessita - sintetizzando - di qualità, varietà, marketing.
Qualità: ce n'era tanta. Il nome di Chiarli, che fa rima con Modena e Lambrusco, è una garanzia. A un anno di distanza dai primi 'Tre Bicchieri' della storia assegnati ad un Lambrusco di Sorbara (il 'Vecchia Modena Premium'), l'azienda guidata da Mauro e Anselmo Chiarli ha riconquistato l'ambito riconoscimento della Guida dei Vini d'Italia 2011 del Gambero Rosso con il 'Lambrusco del Fondatore', un Sorbara prodotto con l'antico metodo della fermentazione in bottiglia e con l'utilizzo esclusivo di uve selezionate dei vigneti di Sozzigalli (Mo). C'è gloria anche per la Cantina Casolari, che recentemente ha conseguito per il gioiello di famiglia, Scintilla d'Amore, il diploma 'Medaglia d'oro' della Mostra Nazionale Vini.
Varietà: significa attenzione e rispetto per i gusti del pubblico. Cito, in questo caso, la Cantina (per me ancora 'sociale') di Sorbara, capitanata dal presidente Carlo Piccinini. A Vinitaly hanno presentato un ottimo Sorbara fermentato in bottiglia (una 'chicca' per gli appassionati) e un altrettanto entusiasmante Sorbara doc Spumante Brut in purezza. Entrambi da provare.
Marketing: sarebbe troppo bello pensare che si potesse 'fare sistema', e non, sempre, 'ognun per sé e Dio per tutti'. Detto ciò, l'immagine del Lambrusco è in continua ascesa, anche al Vinitaly. La forma è anche sostanza. Splendido lo stand di Cavicchioli. Molto apprezzata la tradizionale sobria eleganza di Chiarli. Una menzione a parte la meritano le Cantine Ceci, che a prodotti di qualità abbinano una politica di comunicazione all'avanguardia.
A proposito... ho un'ultima immagine che balla nella mia mente. Il ritorno a casa, mentre percorro la strada che divide Verona da Modena e canto 'Verona Beat', un classico dei 'Gatti di Vicolo Miracoli':
Vecchie favole
di un'epoca un po' più in là
colori di un'età
Libri e musica
di un mondo che nasce Beat
un disco dell'Equipe
L'automobile
beato chi già ce l'ha
è quella di papà
Oggi è sabato
domani si dormirà
sogni di gloria
Beat Beat cos'era il Beat
una scuola e una città
Beat Beat
Verona Beat
pugno in tasca e vanità...
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