E così è successo. Dopo le Tre Forchette sono arrivati i Tre Bicchieri, il riconoscimento del Gambero Rosso ai migliori vini italiani. E io c'ero, com'è che si dice? Ero sul pezzo, lì in prima fila, alle sedici in punto con un food blogger e un sommelier, alla Città del Gusto di via Enrico Fermi, sede logistica del Gambero, che da un po' di tempo mi trovo a frequentare con piacere.
Lo sapete, inutile tirare il can per l'aia, io non ne capisco molto di vini, peraltro ho un problema con i solfiti in essi contenuti che mi crea sbandamenti, giramenti di testa, cambi di umore, varie ed eventuali ma davanti a me avevo un palazzo di tre piani, ognuno allestito per permetterci di degustare le oltre 400 etichette premiate con i tre bicchieri, vini e bollicine provenienti da tutta Italia, isole comprese, con il terzo piano interamente riservato ai pregiati piemontesi, la regione più premiata presente con ben 77 etichette. Praticamente ero un diavolo in Paradiso, o meglio una santa all'Inferno insomma, fate voi, ero un tantino fuori luogo.
All'inizio mi son detta “grazie, grazie, ma io passo, faccio un giro, vedo chi c’è, com’è sistemato il tutto, faccio qualche intervista, sento qualche opinione e vado, tra l'altro l'auto è in un parcheggio sotterraneo, in mano a sconosciuti e se bevo, non sia mai che non ritrovi la strada”.
Poi però, incuriosita da alcune etichette che già conoscevo, ho iniziato ad assaggiare e a scattare foto. E sono entrata nel personaggio.
Giravo sbirciando tra i tavoli, degustando e cercando di limitare gli effetti del vino mangiando crostini e listarelle di Emmentaler (uno degli sponsor dell’evento), leggendo etichette, e provando anche quelle più insolite, come il Capichera sardo o il Kupra marchigiano, cercando di capire cosa li distinguesse dal Tavernello o, meglio, se anche una non esperta riuscisse a cogliere cosa, effettivamente ed inequivocabilmente, li rendesse i migliori in circolazione.
Ammetto. Anch’io son riuscita a cogliere un vino strutturato, corposo, un gusto pieno e rotondo, un sapore fruttato o di mandorle tostate; sono e resterò sempre più esperta nel comprendere una buona qualità di pasta o un buona frolla ma nel mio piccolo posso dire di aver apprezzato più di un’etichetta, di aver cercato e trovato due dei miei vini preferiti - che non nominerò per pudicizia - e di aver sorriso sorpresa (quasi avessi incontrato un amico) quando sono incappata in un terzo, che già conoscevo e avevo potuto apprezzare e di cui ho anche parlato in passato nel mio blog.
A proposito di amici, lo sapete qual è il bello di andare ad un evento in cui ci si sente quasi fuori luogo? È che si notano i particolari, quelli che fanno da contorno ai vini. Tipo quando, verso le cinque e venti del pomeriggio, con la degustazione iniziata da poco più di due ore, mi sono appoggiata ad un divano per buttar giù alcune idee che mi erano saltate in mente e al mio fianco si son venute a sedere due donne con il braccialetto stampa, come me. Se foste di Roma anche voi e stessimo parlando amichevolmente vi direi che erano “fraciche” di vino, con tanto di occhiali da sole, e stazionavano sul divano semplicemente perché non riuscivano a far altro; così ho iniziato a pensare, c'erano tante persone, sicuramente non tutte competenti e preparate (soprattutto preparate a reggere i quattrocento vini degustabili), intorno era pieno di giovani assaggiatori, estimatori entusiasti dell'amico vino ma mi chiedo quanti di loro effettivamente capissero cosa stavano bevendo, pensassero alla passione e all’impegno dei produttori, che ha permesso l'esistenza di ogni bottiglia presente e, ve lo posso dire? Mi sono sentita meno fuori luogo.
Concludendo il mio racconto semi serio con qualche cifra, posso dirvi che questa 27esima edizione di Vini d’Italia ha regalato belle novità, ben 50 le nuove cantine che hanno ottenuto i Tre Bicchieri, 107 i vini sotto i 15 euro, segno che un prezzo in qualche modo contenuto e un’eccellente qualità possono andare d’accordo e 83 i Tre Bicchieri Verdi, vini ecologici e prodotti con tecnologie biodinamiche da aziende certificate; eppure, parafrasando uno spot pubblicitario, la vera domanda non è se anche il mercato, alla lunga, premierà questi vini così come ha fatto il Gambero Rosso, e nemmeno se nello spazio siamo soli, ma è: perché nessuno ha ancora impedito che i secchielli del ghiaccio vengano sovente utilizzati come sputacchiere per degustatori esperti, proprio lì, davanti a te, mentre stai mangiando un crostino e ingoiando vino!
x5
Tre bicchieri grazie!
Impressioni semi serie di una mente annebbiata dai solfiti
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