Bisogna dire che a lavorare di notte come faccio io, condividendo gli orari con pipistrelli e vampiri, perdi un po’ il senso del tempo e di quello che succede nel quartiere. Soprattutto quando è il tuo.
Infatti qualche giorno fa, nell’unico giorno di riposo che mi concede il mio direttore (e non sempre!), sono uscita dal mio portone (obbiettivo, comprare il pane) e in fondo al marciapiede ho visto un capannello di gente di fronte alla Pasticceria Traverso, realtà inossidabile della Certosa bene, in mezzo ad un tripudio di nastri colorati e palloncini.
Ovviamente l’idea del pane è stata spedita in fondo alla lista delle cose da fare, e presa da un sospetto che già odorava di articolo mi sono avvicinata per vedere cosa stava succedendo.
Risultato, scopro dopo pochi minuti che mentre io al pomeriggio ronfo per recuperare le forze dopo le levatacce alle 4 del mattino la Pasticceria Traverso, davanti alle cui vetrine mi fermo mediamente una volta al giorno per ammirarne le bellissime decorazioni, ha compiuto 60 anni.
Caspita, se il tempo passa.
Eppure è vero, da decenni ormai questa pasticceria è uno dei capisaldi della vita del quartiere, non solo per la bontà delle sue preparazioni, ma anche e soprattutto per l’originalità delle sue confezioni, e naturalmente per l’affetto che Certosa tributa ai suoi negozi più storici.
Il pane è ormai stato relegato alla voce “se ho tempo bene, sennò mangiamo i cracker”, e armata di taccuino e macchina fotografica mi faccio largo nella folla che circonda le porte del negozio.
Dopo aver dribblato le commesse che, vestite con gli abiti tradizionali genovesi, mi sventolano sotto il naso dei vassoi di biscottini tentatori, parto alla carica della signora Anna Zanardelli, titolare del negozio.
60 anni, un gran bel traguardo, come ci si sente?
Certo, un gran bel traguardo, soprattutto di questi tempi.
Come ci si sente…che dire, indubbiamente è una grandissima soddisfazione.
Come nasce la storia della Pasticceria Traverso?
La storia della Pasticceria Traverso comincia negli anni 50, tra il 1951 e il 1952, in pieno dopoguerra.
Fondata dalla signora Giovanna Traverso, viene rilevata in seguito dalla famiglia Bottino, e poi da noi, che ci siamo da circa 20 anni.
Come si affronta l’avventura di portare avanti una tradizione di così tanti anni, soprattutto di questi tempi, in cui la crisi mette in discussione anche realtà molto consolidate?
Si affronta giorno per giorno, con passione e dedizione, e cercando sempre di differenziarsi in qualche modo per riuscire a non rimanere indietro rispetto ai tempi.
Ad esempio, da quando abbiamo rilevato l’attività, noi abbiamo sempre cercato di vedere il dolce non solo nella sua funzione “alimentare”, ma ne abbiamo particolarmente curato la presentazione e l’estetica, per poterlo proporre non solo come semplice golosità, ma anche e soprattutto come un “oggetto” vero e proprio, in particolare quando il dolce ricopre la funzione di regalo.
Uno dei nostri punti di forza sono ad esempio le decorazioni con fiori freschi, le confezioni che riproducono fedelmente gli oggetti di uso più comune, il grande utilizzo di nastri e nylon colorati, e tutto quanto può soddisfare nel cliente prima che la gola, anche l’occhio e il senso estetico.
Cosa consiglierebbe ad un giovane che volesse iniziare l’avventura dell’imprenditoria, non solo nel ramo della pasticceria artigianale, ma in generale?
Senz’altro consiglierei di non arrendersi alle prime difficoltà e di metterci tanta passione.
Dobbiamo infatti ricordarci che l’imprenditoria, nella pasticceria come in qualsiasi altro ramo, soprattutto alimentare, non è solo un’opportunità dal punto di vista lavorativo in un periodo in cui la disoccupazione è una triste realtà, ma è anche una grande risorsa dal punto di vista della rivalutazione dei quartieri.
I negozi, soprattutto quando sono negozi con alle spalle una storia decennale, sono spazi molto importanti nella vita comunitaria.
Per quello che riguarda noi, io sono molto contenta del nostro percorso e spero che andremo sempre più avanti e sempre meglio.
Mi scosto per fare spazio ai veri cronisti (quelli del telegiornale), saluto le commesse e mi avvio.
Tornando verso casa, e correndo finalmente a comprare il pane, mi guardo intorno.
Il mio quartiere, come molti altri, è quasi un paese, messo in mezzo a due zone morte.
Ci si conosce tutti, con i figli di alcuni negozianti ci sono andata alle elementari, con metà dei ragazzi della mia leva ci ho fatto il catechismo, con i pochi con cui non ho fatto né elementari né catechismo ci ho frequentato le medie.
Ma oggi, dopo le parole della signora Zanardelli, osservo la mia via con occhi nuovi.
I segni della crisi si vedono.
Il proliferare di banchi di cambio oro, di case “slot”, è un chiaro sintomo dei tempi che cambiano.
Sono tanti i negozi i cui gestori, ormai alle soglie della meritata pensione, dopo un primo tentativo di cessione hanno tirato giù le saracinesche che ora occhieggiano, tristi e malinconiche, al bordo della strada.
Quanto sarebbe positivo per un quartiere, e per tutti i ragazzi che cercano inutilmente lavoro, se i giovani mettessero un decimo dell’entusiasmo della signora Anna per prendere le redini di negozi storici evitando così loro la strada pressoché inevitabile dell’abbandono e dell’oblio?
Quanto sarebbe deleterio per la microcriminalità se si decidesse non di sfidare, ma di affrontare la crisi, senza aspettare le decisioni di questo o di quel politico, investendo non sul guadagno immediato, ma sul lungo termine, per salvare realtà imprenditoriali che altrimenti lascerebbero il posto all’ennesima casa slot?
Quante nuove realtà potremmo salutare tra 60 anni?
Cambiare, ricominciare si può.
Da soli, se lo si vuole, senza l’aiuto delle istituzioni, sempre troppo prese a capire quanto ci guadagnano.
Si può perché non dobbiamo arrenderci alla realtà delle multinazionali, dei discount, ma dobbiamo ritrovare le nostre radici “di quartiere”, riportando alla luce il mondo mai scomparso dei piccoli negozi, il mondo di chi ha saputo coltivare, aspettare, senza arrendersi agli inevitabili ostacoli che durante la sua storia avrà visto comparire lungo la strada e senza pretendere, come oggi accade troppo spesso, il tutto e subito.
La Pasticceria Traverso oggi ci guarda attraverso le sue vetrine coloratissime dove spicca la bellissima torta che verrà tagliata nel pomeriggio, al culmine della festa.
Ci guarda attraverso il sorriso della signora Anna, dall’alto dei suoi 60 anni appena compiuti, simbolo e baluardo di un mondo che non vuole e non deve morire.
(Si ringraziano le ditte Tavi, Majani, Siad, Virtus, Caffarel, la polisportiva Foltzer e il Cinema Teatro Albatros, e tutte le aziende che, come sponsor, hanno permesso la realizzazione dell’evento.)
x5
I 60 anni della Pasticceria Traverso
Intervista ad Anna Zanardelli, il lato dolce di Genova
Pubblicato in
Eventi