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Il latte materno come formula ottima

05 Ottobre 2012
La settimana dell’allattamento al seno e il traguardo dei sei mesi dell’Unicef
Si celebra dal 1° al 7 di ottobre la settimana dell’allattamento materno (SAM), giunta alla ventesima edizione. Correva infatti il 1992 quando l’Alleanza Mondiale per l’Allattamento Materno (WABA, il cui sito è http://www.waba.org.my/) lanciava per la prima volta l’iniziativa del sostegno alle madri che allattano, destinata a raccogliere larghe adesioni, almeno da un punto di vista teorico, su scala mondiale.

Dieci anni più tardi, nel 2002, l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) si accorpano al progetto, sviluppando congiuntamente la Strategia mondiale per l’alimentazione e il nutrimento del bambino piccolo (SMANJE): lo scopo è quella di sostenere le politiche nazionali per le prime, delicate fasi dell’alimentazione del bambino attraverso convegni e campagne di sensibilizzazione. In particolare la Strategia si impegna da quella data a promuovere ed incentivare l’allattamento materno in misura esclusiva durante i primi sei mesi di vita e durante i primi due anni del piccolo, parallelamente ad una dieta pediatrica complementare calibrata, appropriata e soprattutto differenziata a seconda del paese d’origine. I vent’anni di attività della WABA e della sua propaganda a favore del latte materno vengono celebrati in differenti periodi dell’anno dai vari paesi aderenti, per cui molti stati hanno già festeggiato in agosto, mentre in Italia ci si accinge a farlo proprio questa settimana. A conclusione dei lavori, dal 6 al 9 dicembre a Delhi in India verrà presentata una Conferenza Mondiale sull’allattamento dal titolo “Proteggiamo ogni mamma che allatta”.

Secondo il rapporto UNICEF, che si riferisce ovviamente a dati mondiali, nel 2011 solamente il 32,6% dei neonati sono stati allattati in maniera esclusiva fino a sei mesi e questo a causa di politiche sociali che non tengono conto dell’importanza fondamentale del latte materno nella dieta del bambino e che favoriscono, in particolar maniera nei paesi in via di sviluppo, l’allattamento artificiale a netto favore delle multinazionali preposte all’argomento.

Ma in Italia cosa succede? Purtroppo l’ISTAT ci fa sapere proprio in corso di redazione del presente articolo che l’ultima indagine sulle cifre riguardanti l’incidenza dell’allattamento materno è iniziata nello scorso settembre e si concluderà nel dicembre del 2013. Per farci comunque un’idea possiamo riferirci ai dati ISTAT di ben sette anni fa, ossia dell’indagine del 2004-2005, condotta chiaramente su un campione di famiglie italiane rilevato con omogeneità su tutto il territorio della Penisola: i dati dipingono realtà contrastanti fra le varie aree. Citiamo direttamente il rapporto ISTAT http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20060605_00/ riportato sulla Rivista Italiana di Pediatria “Un pediatra per Amico” (http://www.uppa.it/ )

“Si mantiene stabile, rispetto al 1999-2000, la quota di donne che ha allattato al seno il proprio bambino, che è pari all’81,1% delle donne che hanno avuto figli nei cinque anni precedenti la rilevazione. Cresce invece la durata media del periodo di allattamento da 6,2 mesi nel 1999-2000 a 7,3 mesi. Il 65,4% delle donne ha avuto almeno un periodo nel quale ha allattato il figlio in modo esclusivo o predominante, vale a dire solo con latte materno senza aggiungere latte artificiale o di origine animale, o cibi solidi e semisolidi. L`Italia insulare, soprattutto per effetto della Sicilia, si distingue per la più bassa percentuale di donne che allatta (74,2%). Anche la durata dell’allattamento è minore: solo il 26,6% delle donne di questa area territoriale allatta per più di sei mesi. Nel Nord-est, al contrario, si riscontrano le quote più elevate di donne che allattano al seno i loro bambini (86,1%) e che lo fanno per sette mesi o più (36,8%). La stessa distribuzione territoriale si osserva per l’allattamento esclusivo o predominante: solo poco più della metà delle donne dell’Italia insulare ha un periodo in cui allatta solo con latte materno (53,5%) contro il 73,8% delle donne nel Nord-est.”

Insomma, un quadro abbastanza lontano dall’ideale traguardo dei sei mesi di allattamento esclusivo propugnato dall’Unicef. Le difficoltà sono molteplici e la stragrande maggioranza delle madri riferisce di non essere riuscita ad allattare come e quanto avrebbe desiderato a causa di problemi insorti nei primissimi giorni dal parto: una mancanza di attenzione da parte del personale ospedaliero preposto, un parto difficile (in particolare molte ancora le madri che pensano di non poter allattare dopo un cesareo anche se non particolarmente complicato), separazione temporanea della madre dal neonato in seguito a problemi di salute della mamma o del bambino. A questi si aggiunge, nei mesi successivi al parto, il ritorno anticipato delle madri sul luogo di lavoro, cosa che rende complicata l’organizzazione delle poppate. Il vecchio adagio delle nonne circa la necessità dell’”aggiuntina” o della sospensione drastica dell’allattamento naturale a favore della “comodità” di quello artificiale sarebbe inoltre la causa indiretta di tanti fallimenti in epoche anche non immediatamente successive al parto: perché, si sa, quarant’anni fa era giusto giusto l’epoca della liberazione femminista, in cui la donna –che lavorasse fuori casa o no – era invitata caldamente a far ricorso il più possibile ai latti formulati per i più svariati e fantasiosi motivi. Oggi le figlie di quell’epoca sono quelle stesse nonne iperpresenti sin dalla nascita del bambino e alle quali sovente viene affidato il delicato compito di prendersi cura del piccolo quando la mamma torna al lavoro, cosa che chiaramente incide in maniera decisiva sull’autostima della mamma che allatta.

Inutile nasconderci dietro ad un dito: il latte materno, benché non sia l’unica modalità di nutrizione possibile ed immaginabile per un neonato e questo da sempre (si ricordi ad esempio la figura letteraria dell’orfanello allattato sin dai primi giorni dalla capretta ne l’”Isola di Arturo” di Elsa Morante), è sicuramente la “formula” ideale per mamma e bambino, perché ogni mamma produce il latte per qualità e quantità in misura ottima per la richiesta del suo piccolo: il latte materno, nonostante le imitazioni più o meno fortunate (e fortunata la mamma che riesce a trovare al primo colpo il latte artificiale adatto al proprio bambino), rimane a tutt’oggi l’alimento sublime, secondo in perfezione solamente all’acqua.

A sostegno della pratica dell’allattamento al seno, fra le varie organizzazioni, è importante citare una delle più autorevoli, presente in maniera intensiva anche in Italia con un nutrito apparato di consulenti : la Leache league, il cui sito internet italiano è http://www.lllitalia.org. Molte donne hanno trovato conforto ai loro dubbi più vari – dal ritorno a casa dall’ospedale allo svezzamento, dall’allattamento gemellare al ritorno in ufficio) riferendosi anche ai loro incontri e alle loro pubblicazioni, fra cui citiamo, uno per tutti, “Allattare e lavorare si può” della giornalista comasca Giorgia Cozza, firma di tanti libri sul tema dell’allattamento materno.
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