Si è chiusa ieri sera la tre giorni di gare che si è svolta a San Vito Lo Capo durante il Cous Cous Fest.
Riepiloghiamo velocemente le regole ed i premi della gara.
• Una giuria tecnica composta da 10 membri. Paolo Marchi (giornalista ed ideatore di Identità Golose), Luca Bergamin (giornalista free lance, collabora con La Stampa, Grazia e Vanity Fair), Josè Capel (critico gastronomico), Julia Perez (giornalista per El Mundo), Mimmo Di Marzio (giornalista e critico gastronomico), Francois-Régis Gaudry (critico gastronomico, conduttore radio televisivo, blogger e scrittore), Tetsuro Akanegakubo (corrispondente di Shakai Shimpo), Stefano Caffarri (curatore dell’edizione online del Cucchiaio d’argento), Eleonora Cozzella (giornalista free lance, collabora con il sito wine and food de L’Espresso), Federico De Cesare Viola (giornalista ed esperto di comunicazione, firma de Il Sole 24 ore). Questa ha il compito di assegnare tre premi: Miglior Cous Cous; Miglior Cous Cous Cheep&Tasty; Miglior presentazione.
• Una giuria popolare composta da 80 palati che cambiano di volta in volta (o quasi) che assegnerà a suo giudizio il premio per il Miglior Cous Cous tra quelli in gara.
• Ogni giurato assegnerà ad ogni piatto un voto che va da 1 (pessimo) a 5 (eccellente).
• Nove i paesi partecipanti e altrettanti i cous cous che si sono susseguiti davanti gli occhi e dentro le bocche dei giurati, sia essi popolari che tecnici.
Sono le 12.35 di mercoledì 26 settembre e con 35 minuti di ritardo ha inizio la prima semifinale che vede affrontarsi Costa d’Avorio, Egitto e Marocco.
È il termine “sorpresa” che caratterizza questa prima sfida. La sorpresa è nella polpetta eccezionale del cous cous ivoriano, un gamberetto avvolto da un gustosissimo involucro di pesce e nella presentazione di quello marocchino che in apparenza ha l’aria di una torta dolce alla frutta, ma che al suo interno racchiude agnello e cipolle. Sorprendente è anche il piatto egiziano, che per la prima volta sulle tavole mondiali vede accostato al quasi classico cous cous con le verdure (lasciate però ben al dente e non sfatte come da tradizione) la panna acida e, soprattutto l’uovo strapazzato!
A trionfare per questa manche è la sorpresa della torta-non-torta marocchina.
Alle 16.00 dello stesso giorno è il momento della seconda semifinale. Perdonate le foto di questi tre piatti, ma gli organizzatori dell’evento avevano considerato l’accredito stampa solo come pass che apriva le porte del “cibo a scrocco” in una zona relax dedicata ai così detti “VIP” e non la possibilità di poter svolgere il proprio lavoro di giornalista (e sia chiaro, il cibo a scrocco non era quello in gara). Quando il giornalista si reca ad una manifestazione della quale deve approfondire, seguire e scrivere su ogni momento dell’evento, su ogni conferenza e ritagliare anche qualche intervista è impensabile che gli si chieda di fare la fila di minimo due ore per poter sperare di assaggiare i piatti in gara.
Chiuso il momento della critica negativa e ringraziando Bianca e Claudio che hanno permesso che riuscissi a poter gustare i piatti facendo per me un grandissimo gesto di cortesia, torniamo alla sfida.
La frase che la riassume è: «la danza delle papille». È la volta di Italia, Francia e Tunisia.
Le papille iniziano a saltar di gioia incontrando il tortino di cous cous della squadra italiana accompagnato da un succulento rombo confit, da un’aromatica gelatina di finocchietto e dalle note fresche della scorza di limone essiccata. La danza delle papille man mano che passa il tempo accelera e raggiunge il massimo dell’esaltazione con il piatto francese dove un tripudio di gusto e di sensazioni le avvolge, freschezza, dolcezza, piccantezza, ma anche croccantezza e morbidezza sono tutti lì in quei bocconi che suonano una musica ritmata e coinvolgente. Con la Tunisia la musica diventa più dolce, più romantica e le papille iniziano a ballare un lento chic-to-chic. Il sapore è quello della tradizione, quello rassicurante di casa, ma non basta per vincere, perché la giuria popolare, per questo turno, premia la squadra italiana.
È il 27 settembre, è mezzogiorno ed è il momento di gustare gli ultimi tre piatti in gara. A sfidarsi sono Senegal, Palestina e Israele.
«La cucina unisce i popoli» sembra scontata come frase per descrivere quest’ultima semifinale, ma credetemi, vedere vicino il piatto israeliano a quello palestinese ha suscitato in tutti questo pensiero che credo non resti una sterile retorica. Quanto al Senegal beh, la sua portabandiera, Diatou Ba, è l’espressione lampante della contaminazione tra popoli; senegalese, ma con l’accento catanese, e un atteggiamento particolarmente siculo nel momento in cui si trova a dover contraddire il presidente di giuria, Paolo Marchi, sulla tradizione del consumo o meno del merluzzo in Senegal.
Quanto ai piatti che dire, quello senegalese è come la sua ideatrice, in apparenza semplice, ma allo stesso tempo “elettrico” grazie al peperoncino cani che però viene attutito dall’insalata di pere, mele e finocchio che, come i sorrisi di Diatou Ba, riporta il sereno. La caratteristica di quello palestinese è nella semola che, nonostante la sua grandezza simile alla fregola sarda, non risulta per niente invadente sia nel gusto che nella consistenza. I sapori e gli odori ben equilibrati ed identificabili rendono piacevole ogni boccone. Nel cous cous della delegazione di Israele purtroppo prevale eccessivamente il sapore dell’aglio (come se al posto di melanzane e limone fosse stata usata la tipica salsa all’aglio rumena). Interessante la gelatina aromatizzata al sambuca. Peccato, perché la creatività e l’impegno sembravano esserci.
A vincere la terza ed ultima semifinale è stato il Senegal.
Il 28 settembre è il giorno della finale. A votare ora è solo la giuria popolare alla quale saranno riproposti i piatti di Marocco, Italia e Senegal; mentre i responsi di quella tecnica sono già chiusi in una busta.
È il momento della verità, lo scorso anno, per la giuria popolare aveva trionfato il Senegal, la tradizione aveva battuto l’innovazione e quest’anno?
Quest’anno a conquistare i “palati del popolo” è stata la freschezza, la succulenza e il tripudio di gusto dell’ottimo cous cous italiano. Piera Spagnolo, Katia Abrignani e Fabrizio Ferrari alzano la coppa del premio della giuria popolare.
E la giuria tecnica? Beh, a stregarla è stata anche questa volta Alice Delcourt coadiuvata da Francesca Cassis Leoni. La coppa del premio della giuria tecnica vola per un momento in Francia, ma non dimentichiamo che resterà in Italia e precisamente al ristorante Erba Brusca di Milano del quale Alice è anima della cucina.
Per quanto riguarda il Miglior Cous Cous Cheep&Tasty chi poteva aggiudicarselo se non l’Egitto con le sue uova strapazzate?! Mentre il premio per la Miglior Presentazione invece è stato assegnato a pari merito al Marocco con la sua torta-non-torta e alla Palestina con i suoi cosciotti di pollo in bella vista.
Nella foto di apertura il piatto della Costa D'avorio: Seiche simples avec baulette surprise
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15° Cous Cous Fest
Sorprese, papille danzati e contaminazioni tra popoli nei piatti in gara
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