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Svezzamento, questo sconosciuto

26 Ottobre 2012
Prima puntata: educare al gusto a partire dal seggiolone
Ammettiamolo: la neomamma alle prese con lo svezzamento ci intenerisce parecchio, soprattutto se la osserviamo con gli occhi di chi è già passata dalla traumatica esperienza. Traumatica, sì, perché lo svezzamento è una tappa critica, il vero e proprio taglio del cordone ombelicale dal piccolo, fino ad ora nutrito di un alimento così elementare, anche se completo, come il latte (materno o formulato, non si sposta di molto il problema). Insomma, fino a che il piccolo viene allattato in maniera esclusiva, è un po’ come fosse ancora nel marsupio, una specie di propaggine della sua mamma, avendo necessità del tutto basilari anche e soprattutto nell’alimentazione.

Il passaggio ai cibi solidi, pur graduale, segna il primissimo stacco del bambino nel segno dell’autonomia dalla figura materna. Vuoi perché la pappa può essere somministrata anche da una persona diversa dalla mamma (il papà, la nonna, la tata, la maestra del nido…), specie se fino ad allora la mamma lo ha allattato al seno; vuoi perché il cibo solido rappresenta una tappa alimentare “superiore” rispetto alla perfetta semplicità del latte. Psicologicamente è indubbio che la mamma si senta chiamata ad una responsabilità ancora maggiore rispetto a quella dei primissimi mesi, ragion per cui è bene che arrivi preparata ed organizzata al fatidico momento in cui offrirà al suo bambino verrà la prima pappa solida.

Noi del Cavolo – che abbiamo in Redazione una rappresentanza ben nutrita di mamme e bambini! – abbiamo pensato di “rimpolpare” la sezione Junior con una serie di articoli sullo svezzamento. Parleremo -senza pretesa di esaustività – dei metodi nostrani e non, antichi (o antiquati…) e non, delle linee consigliate dai pediatri, faremo anche una carrellata in alcuni paesi stranieri per vedere cosa succede altrove perché c’è sempre da imparare da tutte le mamme del mondo… vi offriremo anche qualche gustoso spunto letterario e, naturalmente, vi regaleremo qualche ricetta interessante con cui deliziare i vostri piccini.

Ma concedeteci preliminarmente una piccola e spassionata considerazione prima di partire, come si suol dire, in quarta: la prima cosa da sapere è che il nostro bambino non è un alieno, ma un piccolo essere umano il cui gusto inizierà a formarsi proprio dalle primissime pappe (anzi, c’è giustamente chi sostiene che il piccolo degustatore si affini tramite il latte materno, o persino prima di venire al mondo, attraverso gli scambi nutritivi della placenta, che guarda caso deriva dal termine latino che indicava la focaccia, anche se più propriamente per ragioni di carattere morfologico). Quindi, qualsiasi sia il metodo di svezzamento che adotteremo, teniamo ben presente che dai primissimi assaggi stiamo operando nel senso dell’educazione alimentare: regoliamoci dunque di conseguenza.

Condividiamo da subito il consiglio pediatrico moderno impartito alle mamme italiane per cui l’introduzione dei primi cibi solidi o semisolidi si colloca a partire dal sesto mese compiuto, e comunque assolutamente non prima del quarto mese di vita, continuando parallelamente ad allattare il piccolo se si ha la possibilità di farlo nulla da dire. Il bambino a sei mesi si considera pronto sia da un punto di vista fisico (digestivo, dalla gestione della deglutizione sino alla digestione intestinale) sia motorio (riesce a stare seduto sul seggiolone in maniera eretta, senza ciondolare) sia, e questo è molto importante, psicologico per apprezzare un intervento alimentare del tutto nuovo.

Per prepararlo al “grande evento”, ci permettiamo di aggiungere, sarà utile farlo sedere sul seggiolone sin dal quarto mese, durante i pasti familiari, per farlo partecipare, anche se non ancora attivamente, al momento della tavola: in questo modo il piccolo verrà creandosi delle aspettative intorno a quel momento, e, c’è da starne sicuri, capirà da subito che il cibo ha un valore sociale e culturale, e non solo meramente nutritivo.
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