Archivio Storico 2011-2017

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In Islanda ci sono anche cibi gustosi

18 Ottobre 2011
Il secondo tour tra la cucina del gran nord
Ricordate cosa vi avevo detto circa la cucina tradizionale islandese? Come tutti i paesi che si sono aperti al turismo negli ultimi anni, anche gli islandesi hanno dovuto abbandonare in parte le loro tradizioni per non vedere i turisti scappare a gambe levate davanti ai loro piatti tipici, del resto non tutti siamo dei Vichinghi!
Un pasto normale islandese è composto solitamente da una zuppa (ottima nelle fredde giornate invernali), da un secondo di carne o pesce e da un dessert, il tutto accompagnato solitamente da birra locale o molto più raramente da vino importato, assai costoso.
Il pesce, come si può del resto immaginare, ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella dieta islandese, quello servito nei ristoranti o in vendita al mercato è sempre freschissimo e viene consumato bollito, in padella, al forno o alla griglia.
Il Mare del Nord è ricco di pesci assai gustosi quali: il merluzzo (Porskur) di questo in passato gli islandesi tenevano per sé solo la lingua e le guance (considerati tutt'ora una vera prelibatezza) ed esportavano il resto, l'Haddock (Ysa), il salmone artico (Bleikja), l'ottima rana pescatrice (Skotuselur), Hallibut (Luda), il pesce gatto (Steinbìtur), l'aringa (Sild) e il salmone selvaggio (Villtur).
Nelle fredde acqua islandesi si pescano anche gamberi, aragoste, cozze e crostacei che sono migliori nei periodi all'inizio e alla fine dell'estate. Ottimi quelli che gli islandesi chiamano Leturhumar (per loro sono aragoste, infatti nei menù in inglese li troverete come Lobster) ma in realtà si tratta di grossi scampi, molto molto più gustosi e saporiti di quelli che abitualmente troviamo sulle nostre tavole.
Per quanto riguarda la carne: l'agnello islandese (a detta di chi lo mangia) è davvero ottimo. Durante il periodo estivo le pecore vivono allo stato brado sulle montagne e nelle verdi vallate, nutrendosi di erba e piante coltivate senza diserbanti e altri prodotti chimici, poi all'inizio dell'autunno, sono radunate nei Rettir per poi essere messe, durante il freddo inverno, negli ovili. Il risultato di questa vita 'agiata' è una carne di agnello tenerissima e con un lievissimo sapore selvatico. Praticamente non esiste ristorante in Islanda che non proponga agnello al forno o filetto di agnello saltato in padella o alla griglia.
Anche la carne di vitello è eccellente ma molto più costosa in quanto gli allevamenti sono molto rari, in Islanda si consuma di frequente la carne di cavallo, che è considerata una vera prelibatezza, e frequentemente si trova nei menu il filetto di puledro.
I volatili hanno da sempre fatto parte della cucina islandese. Oltre al Pulcinella di mare già citato nel precedente articolo, è possibile trovare L'uria nera e nella stagione autunnale e solo nei ristoranti di alto livello si può consumare l'oca zamperosee (Langvìa). Come accade per la tradizionale cena a base di tacchino del giorno del ringraziamento in America, per la vigilia di Natale gli islandesi non si fanno mancare la pernice bianca nordica (Rjùpa) un pennuto grasso e robusto della stessa famiglia del fagiano. Questo uccello è ufficialmente protetto ma, come purtroppo accade anche per la balena, la caccia è ancora assai diffusa.
Veniamo a dolci e dessert: oltre allo Skyr (assolutamente da non perdersi) si possono gustare le frittelle o crèpes islandesi (Ponnukokur) sono sottili, dolci, e spesso aromatizzate alla cannella, le paste al forno tipo ciambella (Kleimur) ma molto più consistenti, di queste esiste anche la versione Palle d'amore, come si può intuire dal nome sono palline rotonde, non cotte al forno ma fritte (A'starpungur). Si possono trovare facilmente tutti questi tipi di dolci nelle varie pasticcerie e panetterie islandesi. In questi ultimi anni è diventato molto di moda il gelato, i caseifici locali ne producono a litri e posso dire che, pur non essendo all'altezza del nostro, è davvero molto piacevole da mangiarsi anche a fine pasto.
Infine le bevande: se esiste al mondo un popolo caffè-dipendente questo è quello islandese: consumano una quantità enorme di caffè all'americana; ora nelle caffetterie e bar più alla moda è possibile trovare anche l'espresso e il cappuccino (non ve li consiglio). Gli islandesi sono davvero dipendenti dalla caffeina, a parte il caffè, in Islanda si beve la maggior quantità di Coca-Cola pro capite al mondo.
Altre bevande molto apprezzate sono Egils Appelsìn, una specie di aranciata locale e l'Egils Malt Extrack (anche questa non ve la consiglio) bevanda di produzione locale che assomiglia (molto lontanamente) alla birra (io la definirei un incrocio tra lo sciroppo per la tosse e la Red Bull).
Gli islandesi non consumano bevande alcoliche per il loro sapore o per le loro qualità, il loro scopo è bere fino a non essere più in grado di stare in piedi. Nella capitale Reykjavik, nei week-end la maggior parte delle persone esce per ubriacarsi fino a stramazzare al suolo.
È sorprendente scoprire che bere nei giorni feriali è culturalmente inaccettabile, quindi se vi troverete nelle aree rurali ad ordinare un bel boccale di birra durante la settimana sarete considerato come una persona con problemi di alcolismo. Come in molti paesi europei, anche in Islanda la vendita degli alcolici e regolamentata sia per età che per fasce orarie.
Nei punti di ristoro dei distributori è possibile trovare una birra a bassissima gradazione alcolica, 2,2%, ma gli islandesi, piuttosto che bere questo tipo di bevanda, preferiscono non bere affatto.
In Islanda si producono tre tipi di birra: la Viking, la Thule e la Egils, tutte bionde e tutte abbastanza ordinarie. In tutti i locali è comunque possibile trovare birre di importazione.
Per finire questo excursus gastronomico, posso assicurarvi che, dopo mille indecisioni davanti ai loro menù e soprattutto con il terrore di trovarmi una testa di pecora bollita nel piatto, ho sempre mangiato ottimamente, il pesce e le varie zuppe sono davvero gradevolissime e sulla via del ritorno verso Reykjavik, fermandomi in un piccolo locale a Lindin, ho mangiato la migliore mousse di cioccolato che io abbia mai mangiato in vita mia.

Nota per chi parla e scrive Islandese: chiedi scusa per gli accenti usati nei nomi dei piatti scritti in islandese, che sono sicuramente sbagliati, ma non dispongo di una tastiera adeguata alla scrittura di una lingua che sembra più elfico che europeo...
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